Alleanza Nazionale: fine ingloriosa ad Aversa

di Raffaele De Biase

Mariniello, Capasso e AbateAVERSA. Ultima seduta consiliare: il “buffetto” di Abate a Galluccio ed il tramonto di Alleanza Nazionale ad Aversa.

Il “sigillo” con cui si è sostanzialmente posta la parola fine al partito di Gianfranco Fini nella città normanna, in vista del nascente ma, presumibilmente, malaticcio Pdl, non poteva essere più prosaico e grottesco. D’altra parte le vicende che, negli ultimi anni, hanno attraversato la vita del partito di destra, ad Aversa, non potevano far presagire niente di diverso.

Da tempo ormai risalente, infatti, Alleanza Nazionale aveva dismesso i panni di partito vissuto, partecipato, organizzato e responsabilmente diretto, per trasformarsi, inesorabilmente, in recinto per disfide, ripicche e pettegolezzi. Come non ricordare a riguardo le vicissitudini relative all’assenza di una sede adeguata per un partito che pur aveva ricevuto dall’elettorato aversano una messe notevole di consensi? E che dire della formazione all’interno di An di vere e proprie fazioni, pronte ad azzuffarsi alla benché minima occasione? Diversi i momenti di fibrillazione che hanno pervaso la vita del partito ma che, purtroppo, quasi mai hanno visto la loro matrice in questioni di interesse collettivo.

A sinistra la triade Mariniello-Capasso-Abate; a destra Galluccio-ScalzoneCome interpretare altrimenti la guerra fredda innescatasi in occasione del varo della giunta tecnica fra il consigliere comunale Mariniello (sostenitore col presidente cittadino Schiavone di tale scelta) e la triade Galluccio, Dello Vicario e Della Valle (questi ultimi due già assessori poi inopinatamente costretti ad un’indesiderata pausa di almeno sette mesi)? Un rapporto deterioratosi man mano che i due gruppi (Mariniello può contare sull’appoggio di Azione Giovani) portavano avanti le rispettive politiche, quasi come se non fossero esponenti di uno stesso partito e quasi come se operassero in coalizioni diverse. A riguardo, lo stesso Mariniello non si è nascosto mai dietro un dito, né ha fatto mistero dei problemi che potessero investire An ad Aversa tanto da denunciare il suo personale disagio in un intervento sottile, quanto eloquente, nel corso della penultima seduta consiliare.

Ma quello che più è mancato in An è stato il ruolo di “governance” di quelle che ormai non erano più semplici dialettiche interne, ma vere e proprie, quanto ricorrenti, schermaglie. In tal senso, fragoroso il silenzio del presidente cittadino (per grazia ricevuta) Antonio Schiavone, che nulla ha fatto per sedare gli animi turbolenti che si dibattevano in Alleanza Nazionale. A frantumare, poi, ulteriormente, i cocci di un vaso già rotto la “campagna acquisti”, in stile fantacalcio, da parte di An, con l’ingresso di Abate e Capasso, provenienti, rispettivamente, dalle fila dell’Udc il primo e dalla lista Progetto Democratico per Aversa (a sostegno del candidato a sindaco Stabile) il secondo.

Con la lungimiranza di un ubriaco, si riteneva, evidentemente, che l’aumento del numero dei consiglieri potesse di per sé aumentare il peso specifico del partito in coalizione, senza fare i conti con l’imprevedibilità di chi è abituato ad avere nella propria soggettività l’unico parametro di riferimento.

Da lì al colpo di coda, concretizzatosi con la defenestrazione di Galluccio dalla carica di capogruppo, il passo è stato breve, ma certo non sarebbe stato l’ultimo atto di una tragicomica che avrebbe riservato al Consiglio comunale di mercoledì il compito della sua triste rappresentazione. E quindi il sipario si apre e sul proscenio gli attori siedono su due banchi diversi: i consiglieri Scalzone e Galluccio da un parte (nei pressi dell’opposizione) e Abate, Capasso e Mariniello allineati e coperti tra le fila della maggioranza. Galluccio prende la parola per intervenire su un punto all’ordine del giorno e non manca di fare un riferimento polemico alla sua “cacciata”, destando la pronta quanto vibrata replica di Abate.

A conclusione della seduta il gestaccio, sulla cui natura “amicale” (nonostante l’intervento del vigile urbano di servizio facesse pensare diversamente) sarebbe intervenuto poi lo stesso Abate a dare “lumi”. Intanto, in platea impassibili gli alleanzini Antonio Schiavone, Ciro Coscione e Dino Carratù.

Signori lo spettacolo è finito. Ma gli aversani, e soprattutto gli elettori di Alleanza Nazionale, l’avranno mai gradito?

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