Delitto Pezzella, ergastolo a Francesco Di Maio

di Redazione

 LUSCIANO. Ergastolo a Francesco Di Maio perché esecutore materiale dell’omicidio di Francesco Pezzella detto “‘O tabbaccaro”.

E’ stata la seconda Corte Di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Alberto Pacelli, a sentenziare la massima pena per il personaggio legato al clan di Francesco Bidognetti. L’ultima azione che ha sbaragliato l’egemonia del clan di Bidognetti a Lusciano e Parete fu registrata solo anno fa. Ma quei tredici arresti, datati 2 ottobre 2007, sono gli ultimi di una lunga serie che ha inizio il 26 ottobre del 2006 con l’arresto per estorsione aggravata di Francesco Di Maio. Quest’ultimo, poi, fu incastrato, insieme a Luigi Panfilla, il mese successivo per l’omicidio di Francesco Pezzella. L’esecutore del delitto del 4 luglio del 2005 fu catturato senza l’ausilio di nessun collaboratore. La macchina investigativa riuscì a trovare le prove attraverso una serie di intercettazioni e l’analisi dei legami e della nuova strutturazione del clan. Ma la presenza di Pezzella come capozona non entusiasmava, secondo gli inquirenti, Raffaele Bidognetti né il suo braccio destro, impostogli dal padre Francesco, Lorenzo Ventre, detto “‘O Drink”.

Tuttavia l’omicidio di Pezzella era già segnato da tempo e probabilmente fu trovata la giusta occasione per farlo fuori. Fu proprio la sua morte a far aprire le indagini che poi portarono in sequenza ai due maxi arresti di Lusciano e Parete effettuati a luglio e ottobre del 2008. Dopo l’arresto di Giuseppe Ventre, Luigi Guida, Salvatore Spenuso e Alfonso Santoro, fu la volta del grosso dell’associazione. Finirono in stato di detenzione carceraria , per estorsione aggravata dall’articolo 7, tutti gli uomini di Lusciano: Raffaele Bidognetti, Lorenzo Ventre, Luigi Panfilla, Antonio Nugnes, Antonio Lanza, Giovanni Iometti, Augusto Venditto, Giovanni Cellurale e Nicola Garofalo.

Francesco Pezzella, elemento di spicco del clan camorristico che fa capo a Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto ‘e Mezzanotte”, condannato al processo Spartacus per associazione, veniva ucciso, all’interno di un negozio di abbigliamento a Lusciano, a pochi chilometri da Aversa, nell’ambito della lotta tra clan rivali o per uno sgarro all’interno della stessa organizzazione di appartenenza. Lusciano perdeva il suo gruppo egemone, gruppo che aveva esteso il suo potere anche a Parete. Il gruppo nascente di Parete chiedeva così aiuto a qualche esponente storico di Lusciano, poco apprezzato durante la “reggenza” di Raffaele Bidognetti, e trovava la forza per “comandare” pure a Lusciano. Anche questa nuova organizzazione veniva stroncata sul nascere e Luigi Chianese, Raffaele Chianese, Pasquale Cristofaro, Antonio Di Martino, Gennaro Iolio, Antonio Lanza, Giovanni Mola, Giuseppe Principato, Salvatore Sabatino, Nicola Salviati, Salvatore Tambaro, Clemente Tesone e Lorenzo Tesone finivano in cella dopo il fermo di indiziato di delitto del 2 ottobre 2007.

Lorenzo Ventre succedeva come capozona di Lusciano a Francesco Pezzella, anche perche’ ritenuto uomo di fiducia di Raffaele Bidognetti, allora reggente del gruppo capeggiato dal padre, Francesco. Ventre, secondo le risultanze delle indagini, riusciva a ricostruire il gruppo criminale e a controllare le attività illecite non solo a Lusciano ma anche a Parete.

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