Shoah, Fini: “Infami le parole di Williamson”

di Angela Oliva

Gianfranco FiniROMA. Le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson dopo il clamore dei giorni scorsi tornano a far discutere nella giornata dedicata alla Shoah.

Il vescovo, in un’intervista all’emittente pubblica svedese Svt, aveva negato l’esistenza delle camere a gas: “Io credo che le camere a gas non sono mai esistite… penso che dai 200 mila ai 300 mila ebrei sono morti nei campi di concentramento, ma nessuno nelle camere a gas”. Venerdì le autorità tedesche hanno avviato un’indagine sul vescovo britannico, sospettato di negazionismo dell’Olocausto ma la sua scomunica è stata revocata.

In merito a tale episodio il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante il suo intervento al convegno a Montecitorio, ha voluto ribadire il suo pensiero: “Le teorie negazioniste sono sempre infami, ma lo sono ancor di più se sostenute da chi ha l’incarico religioso. C’è il dovere di indignarsi e non minimizzare quando riecheggiano teorie negazioniste sempre infami e ancor di più se arrivano da chi ha un incarico religioso. La memoria è un dovere, soprattutto quando contiene il dolore, l’abominio, l’orrore; perché rimuovere l’orrore può produrne altri”.

Il presidente della Camera ha sottolineato, inoltre, l’importanza della realizzazione del museo della Shoah a Roma: “Un’iniziativa che dimostra la piena consapevolezza raggiunta dalla nostra società e dalle istituzioni circa la necessità di mantenere sempre vivo il ricordo dell’immane disegno criminale concepito e attuato contro il popolo ebraico. La politica criminale del nazismo si abbatté anche sui portatori di handicap fisici, sugli omosessuali, sugli oppositori politici. È mia convinzione – ha spiegato il presidente della Camera – che istituire un luogo del ricordo, della riflessione e del raccoglimento sia una modalità per mantenere sempre vigile la coscienza dei cittadini sull’obbligo di difendere i valori dell’uomo. Vuol dire contribuire a preservare gli italiani di oggi, e a maggior ragione quelli di domani, dai veleni mai del tutto scomparsi dell’antisemitismo. Per le istituzioni – ha concluso Fini – il dovere della memoria è il dovere di far sì che i valori democratici e repubblicani siano recepiti in profondità e acquistino una sempre maggiore forza civile”.

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