Il “divo” Giulio apre il suo archivio segreto

di Redazione

Giulio AndreottiROMA. La Biblioteca della Prima Repubblica, quella del “divo” Giulio Andreotti, che il 14 gennaio compirà 90 anni, alla quale per la prima volta sono state scattate delle fotografie.

L’Ansa ha avuto infatti la possibilità di visitarlo. L’archivio è depositato nel caveau blindato dell’Istituto Don Sturzo dove tutti i principali esponenti della Dc hanno lasciato le loro carte. Ci sono voluti due mesi per trasferirlo in via delle Coppelle 35 nell’antico Palazzo Baldassini (opera dell’architetto Sangallo il giovane) da via Borgognona 47 dove in un appartamento era custodito l’Archivio per antonomasia. Spiega l’archivista che sta lavorando alla classificazione, Luciana Devoti, che si tratta di un archivio che copre circa 600 metri lineari. Sono 3.500 grandi faldoni – “buste” secondo la denominazione archivistica – conservati in due grandi archivi a scomparti mobili che hanno occupato due stanze dei sotterranei dell’Istituto che già accoglie le 1.400 buste di Luigi Sturzo, l’intero archivio della Dc, quello di Flaminio Piccoli, le trecento “buste”Giovanni Gronchi e le 350 di Mario Scelba. Sulle singole scaffalature dei due grandi armadi che scorrono su rotaie appare la scritta “G.A.”, le iniziali del senatore, e alcune sezioni recano la scritta “riservato” per le carte di natura personale.

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