Federalismo, ok del Senato: Pd-Idv astenuti, Udc contraria

di Redazione

Bossi e BerlusconiROMA. L’Aula del Senato dà il via libera al disegno di legge sul federalismo fiscale, che ora passa alla Camera. 156 si, 108 astensioni e 6 no, il risultato della votazione, che ha visto favorevoli Pdl, Lega, Mpa, contrari l’Udc e astenuti Pd e Idv.

“Volevo essere al Senato per il voto di una riforma importante, che porta l’Italia ad essere uno Stato moderno e federale come Gran Bretagna, Germania e Belgio la pressione fiscale non dovrà aumentare, e anzi diminuirà”, ha commentato il premier Silvio Berlusconi, che ha gradito l’astensione del Partito Democratico, verso il quale ha dichiarato “assoluta disponibilità sia alla Camera che al Senato a trattare su ogni testo presentato”.

Da parte sua, il leader del Pd, Walter Veltroni, ha spiegato che i democratici si sono astenuti per dimostrare il senso di responsabilità, ma che il Pdl non deve intendere come definitivo questo atteggiamento. “La maggioranza deve sapere che il banco di prova saranno la copertura finanziaria del provvedimento e l’attuazione del pacchetto Violante di riforme istituzionali”, ha detto Veltroni.

In casa Lega è clima di festa, dal momento che il federalismo rappresenta per il partito di Bossi l’obiettivo principale della legislatura. “L’hanno approvata e anche bene erano tutti d’accordo. Alla fine la verità viene a galla, perché era una buona legge su cui nessuno ha sparato a zero: è stata una cosa importante”, ha afferma Umberto Bossi, che, sull’astensione del Pd, ha commentato: “Dopo tutte le loro proposte che abbiamo accettato, non potevano proprio votare contro”. Il Senatùr ha rivolto poi una critica a Pier Ferdinando Casini: “Proprio non lo capisco: già è al lumicino, se vuole fare il difensore del Sud, la battaglia antifederalista che è persa in partenza, chissà dove finirà…”.

Proprio l’Udc, in una nota congiunta dei senatori Salvatore Cuffaro e Salvatore Cintola, afferma: “Questa legge sul federalismo fiscale nega se stessa. La filosofia complessiva di questa legge è quella di demandare tutto allo Stato, leggasi Consiglio dei ministri, che dovrà fare i decreti delegati e il controllo e la verifica degli stessi decreti. Regioni e comuni pagheranno il conto: il Mezzogiorno è servito”.

I punti principali del ddl

PRESSIONE FISCALE: Con il passaggio al federalismo fiscale non ci sarà alcun aggravio carico fiscale per i cittadini: alla maggiore autonomia impositiva di Regioni ed enti locali corrisponderà infatti una riduzione dell’imposizione statale. Secondo le stime, al contrario, la pressione fiscale complessiva si ridurrà. Al trasferimento di funzioni dallo Stato alle autonomie corrisponderà il trasferimento di personale, in modo da evitare duplicazioni di funzioni o costi aggiuntivi. È previsto che attraverso i decreti attuativi, “sia garantita la determinazione periodica del limite massimo della pressione fiscale, nonché del suo riparto tra i vari livelli di governo”.

AUTONOMIA IMPOSTIVA: È previsto il graduale passaggio dalla spesa storica al criterio dei costi standard. La riforma prevede quindi un’effettiva autonomia di entrata e di spesa di Regioni ed enti locali. Le regioni e gli enti locali potranno cioè determinare autonomamente i contenuti dei tributi, nella cornice e nei limiti fissati dalle leggi. I tributi dovranno garantire flessibilità, manovrabilità e territorialità. Le autonomie locali, per l’erogazione dei servizi, fanno ricorso al fondo perequativo, alla compartecipazione a tributi erariali e a tributi propri. Nel caso dei comuni è previsto un mix di compartecipazione a Iva e Irpef.

CONTRASTO EVASIONE FISCALE: È previsto il coinvolgimento dei diversi livelli istituzionali nell’attività di contrasto dell’evasione fiscale e l’individuazione di adeguati meccanismi diretti a coinvolgere regioni ed enti locali nell’attività di recupero dell’evasione fiscale.

ROMA CAPITALE: Sono previste norme specifiche per la capitale. Il consiglio comunale di Roma sarà chiamato «assemblea capitolina» e il suo status sarà regolato da una apposita legge dello Stato. Vengono indicate le funzioni amministrative della capitale. A Roma Capitale viene inoltre attribuito un patrimonio commisurato alle funzioni,anche attraverso il «trasferimento, a titolo gratuito, dei beni appartenenti al patrimonio dello Stato non più funzionali alle esigenze dell’Amministrazione centrale».

CITTÀ METROPOLITANE: Sarà possibile istituire 8 città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli con la relativa possibilità di cancellare le corrispondenti province. La popolazione sarà coinvolta con un referendum consultivo.

PATTO CONVERGENZA: Viene prevista la possibilità di introdurre un ’patto di convergenza con l’obiettivo di individuare percorso dinamico di convergenza ai costi e fabbisogni standard. Una sorta di ’patto di convergenza è prevista anche per il settore delle infrastrutture con norme di salvaguardia specifiche per le isole.

PREMI E SANZIONI: Sarà possibile premiare gli enti virtuosi e sanzionare quelli inadempienti rispetto agli impegni. Le sanzioni possono andare fino al commissariamento per comuni, province e regioni inadempienti, mentre gli Enti che presentano un alto livello dei servizi con una pressione fiscale inferiore alla media saranno premiati anche con deroghe al patto di stabilità interno per spese in conto capitale.

BICAMERALE: Sarà una commissione bicamerale di 30 membri, 15 deputati e 15 senatori nominati dai presidenti delle Camere a dare il parere sui decreti attuativi del ddl. La composizione della commissione deve rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Il governo potrà anche non conformarsi ai pareri della commissione. In tal caso deve rimettere i testi alle Camere.

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