Cuba festeggia i 50 anni della Revolucìon

di Angela Oliva

 L’HAVANA (Cuba). Si è celebrato ieri il 50esimo anniversario della Rivoluzione cubana che ebbe inizio con la deposizione del dittatore Fulgencio Batista da parte dei “barbudos” di Fidel Castro, il 1 gennaio 1959.

Una cerimonia particolare, quest’anno, che oltre a mostrare il paese indebolito dal passaggio di tre uragani ha segnalato anche l’assenza del Lider Maximo i cui poteri, da qualche tempo, sono in mano al fratello Raul Casto. Un individuo solo non fa la storia, lo sappiamo – ha detto Raul, in divisa ufficiale, dinanzi alla folla radunatasi nel Parque Cespedes di Santiago de Cuba – ma ci sono uomini imprescindibili, in grado di deciderne il corso in maniera decisiva: Fidel è uno di questi, nessuno ne dubita, neanche i suoi più acerrimi nemici. L’unica cosa che il popolo «non potrà mai dire di noi è che abbiamo rubato o tradito. Oggi la rivoluzione è più forte che mai e non ha ceduto di un millimetro sui principi, neppure nei momenti più difficili. E’ il trionfo di una rivoluzione degli umili per gli umili, quindi, non ascoltate il canto delle sirene del nemico che mai cesserà di essere aggressivo, dominatore e traditore”.

Fidel Castro, invece, si è limitato a scrivere un messaggio, alla vigilia dell’anniversario, al popolo cubano sul quotidiano Granma: “A poche ore dal 50˚ anniversario del trionfo, i miei auguri al nostro popolo eroico”. Nonostante era stata annunciata la presenza del presidente venezuelano Ugo Chavez e di quello boliviano Evo Morales, nessuno dei due ha presenziato alla cerimonia.

Il popolo cubano, intanto, spera nel vento di cambiamento che ha spirato dopo il passaggio dei poteri al fratello minore di Fidel, Raul Castro che ha legalizzato in parte la proprietà privata ed ha autorizzato il possesso di un telefonino oltre a consentire alcuni spostamenti. Le speranze sono riposte anche nell’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha proposto di dialogare con i dirigenti cubani e ha promessi di togliere immediatamente le restrizioni sui viaggi e sui trasferimenti di fondi dei cubani-statunitensi verso l’isola.

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