Setola, vacanze di Natale in una casa a via Manzoni

di Redazione

Rifugio MignanoCASAL DI PRINCIPE. Tre auto, una cena e Posillipo: ecco gli errori che hanno tradito Setola.I suoi covi non erano solo i mini bunker dell´agro aversano. Non solo la topaia di Trentola Ducenta.

O il modestissimo appartamento-garconniere di un´infermiera, come la casa di Mignano Montelungo, in cui è finita la sua fuga. Nossignore: Giuseppe Setola, il vertice del commando stragista dei casalesi, aveva avuto il “benvenuto” a Posillipo, nei momenti più caldi della sua latitanza di sangue, a ridosso di Natale. Appena prima di vagare tra fogne e campagne del basso Lazio. Nascosto in una casa con vista sul golfo. Qui, nel salotto bene della città, per giorni e giorni. Indirizzo: via Manzoni. Magari vicino di casa di ignari professionisti e paladini dell´antimafia.

Il superkiller si è nascosto anche nel cuore di Napoli. Per giorni. A cavallo tra Natale e Capodanno scorso. Ha girato in una “500” bianca. Ha sostato in un appartamento di notevole valore, in via Manzoni, su cui esiste il massimo riserbo. Ecco le piste su Setola, dopo Setola. Il cuore ancora pulsante di un´indagine vecchio stile, avvincente come un thriller, densa di colpi di scena e dettagli da decifrare.

Un´inchiesta e tre flash

. Tre passi falsi, almeno. Immagini da film. La prima rimanda alla strana triangolazione di tre auto, tutte preziose, inseguite senza sosta come filo rosso, anche in assenza di indizi forti. Sono la Fiat 500 Abarth bianca, un´analoga Abarth rossa e poi la Toyota Yaris blu: quest´ultima è la vettura guidata dall´italo-americano John Loran Perham, colui che ha portato inconsapevolmente i carabinieri fino al superkiller Setola, lunedì, nel covo di Trentola. Secondo errore: l´improvvida cena dell´Epifania organizzata – dieci giorni fa – grazie alla prona obbedienza di un ristoratore dell´agro-aversano. «Bistecche e altra carne, buona però», raccomandano all´oste. Terza, fatale scivolata: la latitanza partenopea.

La prima fuga da Trentola. Quando avviene l´approdo napoletano? E soprattutto: grazie a quali protezioni il superkiller che dubita persino dei suoi fedelissimi, si traveste con parrucche e si fida soltanto del kalashnikov, entra in un territorio non controllato dai casalesi? C´è una data e una necessità, ipotizza la Dda di Napoli, a giustificarlo. E forse qualche complicità con altri gruppi criminali. Setola scappa a Posillipo subito dopo la tentata strage di Trentola Ducenta, il suo ultimo raid del terrore: un colpo che fallisce, 12 dicembre scorso. In via Caravaggio e in via Alfieri, a Trentola, quella sera, si scatena una pioggia di fuoco. Vengono sparati centosette colpi: con pistole e l´immancabile kalashnikov. A imbracciare le armi c´è proprio Setola con i suoi killer Angelo Rucco, Raffaele Granata, Giuseppe Barbato (questi ultimi, tutti già arrestati per quell´azione dal colonnello Francesco Marra dei carabinieri di Aversa e dal vicequestore Rodolfo Ruperti della squadra Mobile di Caserta). Un altro membro del commando sarebbe anche Paolo Gargiulo, l´altro fiancheggiatore catturato col boss a Mignano Montelungo. È una tentata strage che passa, tutto sommato, sotto silenzio perché i due bersagli sfuggono alla morte (si tratta di Salvatore Orabona e Pietro Falcone): e ciò malgrado resti ferita una donna, vicina di casa dei due destinati a morte, casualmente ferita di striscio mentre si trova nella sua cucina, Giuseppina Molitierno. Solo ferita appunto: un miracolo. Ma l´allarme torna alto. Setola non può più rimanere a Trentola: il luogo dell´agguato da lui ordinato dista infatti appena cento metri dal covo di via Cottolengo, dove sta con sua moglie (che ancora nessuno conosce). La pressione delle forze dell´ordine diventa fortissima. È il 13 dicembre: cosa c´è di meglio che rifugiarsi nella metropoli, resa più caotica alla vigilia delle feste?

Qui Setola boys, via Manzoni. La permanenza di Setola a Napoli diventa anche occasione di scambio e di incontro con personaggi napoletani. C´è un incontro segreto tra il superkiller ed alcuni napoletani ed altri su cui si indaga. Sono particolari che il pool antimafia di Napoli non conferma e non smentisce. Tuttavia, l´esistenza di questi ed altri fronti da esplorare, attestano – come sottolinea ieri, in un´intervista al tg di Repubblica tv, il procuratore antimafia Franco Roberti – che l´inchiesta su connivenze, «patti criminali e capacità di penetrazione del gruppo di fuoco casalese, non si ferma all´arresto di Setola». Sono in corso densi accertamenti. Grazie all´apporto di varie forze. «In trent´anni, mai avevo assistito ad un tale spontaneo coordinamento», ripete Roberti.

La Repubblica (Conchita Sannino)

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