Casalesi, il probabile scenario del “dopo Setola”

di Raffaele De Biase

Giuseppe SetolaCASAL DI PRINCIPE. E dopo Setola? Potrà apparire paradossale, per chi legge, il porsi la domanda su quali potranno essere gli scenari della camorra casalese all’indomani dell’arresto di chi, ancor oggi, è invece latitante e potenzialmente in grado di nuocere.

Ma la questione è meno aprioristica di quanto possa sembrare in prima facie. La pericolosità di Giuseppe Setola, infatti, pur andando ben al di là dei pur tragici avvenimenti che hanno segnato un settembre di sangue e pur essendo già desumibile dalla storia personale e risalente del soggetto, è una pericolosità circoscritta. Setola rimane l’ultimo braccato e disorientato alfiere del clan Bidognetti, oramai decimato da arresti, pentimenti eccellenti e confische. Il suo arresto (per carità, da augurarsi in ogni caso!) potrebbe, però, aprire le porte ad uno scenario di per sé tutt’altro che tranquillizzante.

da sin. Michele Zagaria e Antonio Iovine

Michele Zagaria – Antonio Iovine

La definitiva scomparsa dello storico clan di “Cicciotto ‘e mezzanotte”, infatti, determinerà il problema della “giurisdizione” sui feudi un tempo di competenza del vecchio boss. Parete, Lusciano ed il Villaggio Coppola, come la stessa Villa Literno, diventeranno automaticamente terreno di naturale espansione di chi, al calduccio dei suoi rifugi, sta ora spasmodicamente aspettando che proprio l’irruente Setola venga arrestato. Operazione, questa, che, nel caso in cui la politica nazionale facesse prevalere la logica della sola promozione mediatica dell’arresto, potrebbe essere meno complicata di quanto si possa pensare.

A Iovine e Zagaria, quindi, il compito di tacitare l’anziano Cicciotto, assicurando una vita comoda ai suoi stretti congiunti rimasti a Casal di Principe in cambio del dominio assoluto anche sui comuni un tempo sotto l’influenza del boss, oggi passato dai rigori del 41 bis a quelli ancora più aspri del 14 bis. Su Villa Literno, inoltre, la presenza del clan Tavoletta, già nella pratica subalterno a Michele Zagaria, non costituirebbe un freno a quella che potrebbe essere una vera e propria diarchia (Iovine- Zagaria) destinata a governare le questioni di camorra in Terra di Lavoro.

Che le cose possano proprio andare così, fra l’altro, lo depone indirettamente anche la strategia posta in campo dalle forze dell’ordine, apparentemente tesa tutta alla cattura del Setola e di chi, estemporaneamente, si presta a fiancheggiarlo. Poco, invece, sembra muoversi su altri e ben più rappresentativi scenari.

Raffaele Diana Nicola Panaro

Raffaele Diana

Nicola Panaro

Al di là degli ormai mediaticamente strombazzati Michele Zagaria ed Antonio Iovine, rimangono uccel di bosco, in primis, quel Nicola Panaro, a torto trascurato dagli organi di stampa, pur essendo ormai da dieci anni il reggente della famiglia Schiavone, ed inoltre Raffaele Diana, detto “Rafilotto”, plenipotenziario del clan nel modenese, ma con voce in capitolo anche per le questioni che riguardano la sua San Cipriano. E poi ancora Mario Caterino, detto “Mario ‘a botta”, oltre a Corrado De Luca e a Vincenzo Schiavone, detto “Copertone”, sino a poco tempo fa contabile del clan Schiavone.

A questi latitanti, di cui alcuni di “lignaggio” ben superiore a quello del ramingo Setola, vanno poi relazionate le posizioni di chi, a dispetto di una certa caratura, è ristretto, ora come ora, a pene detentive non particolarmente lunghe e nel giro di due, tre anni, potrebbe tornare ad infoltire l’esercito del clan.Vincenzo Schiavone detto “Petillo”, Franco Bianco detto “Musullin”, Giuseppe Misso detto “Caric ‘a liegge”, e i Salzillo sono solo alcuni dei nomi che si potrebbero fare in tal senso.

L’auspicio è, dunque, che le Istituzioni tutte tengano conto, effettivamente, della complessità e della radicalità del fenomeno camorra e diano a questo risposte adeguate e funzionali a nient’altro che al ripristino della legalità sull’intera provincia.

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