Un appello per Giugliano affinché torni ad essere “Liternum”

di Redazione
sito archeologico di GiuglianoGIUGLIANO. “Ti scrivo mentre
me ne sto in riposo proprio nella villa di Scipione l’Africano, dopo aver reso
onore al suo spirito e all’ara che – immagino – è il sepolcro di un così grande
uomo.

Sono convinto che la sua anima è ritornata in cielo, sua origine, non
perché comandò grandi eserciti (lo fece anche quel pazzo di Cambise, e con
successo nella sua pazzia), ma per la sua straordinaria moderazione e per il
suo amore di patria, che – penso – fu in lui più ammirevole quando lasciò la
sua città che quando la difese”.

Che Giugliano
fosse l’antica Liternum l’ho appreso
soltanto l’anno scorso allorchè mia figlia ebbe in sorte dall’università di
Dijon una tesi di master sulle colonie del 194 avanti Cristo. Prima era
soltanto i titoli del telegiornale, gli assassinii, l’inferno di una periferia
senza diritto di riscatto;da genitori italici e sussiegosi,ci mettemmo dunque
in cammino con Elena ai confini del mondo abitabile, nelle contrade maledette. Seneca
ed Amedeo Maiuri ci avevano raccontato di nobili memorie e di luoghi che,
pensavamo fossero stati del tutto cancellati. E invece Liternum esiste, eccome.
Compare, fiera ed inaspettata, sulle rive del lago Patria esibendo su un cielo
terso un unica colonna corinzia. Patria. Perchè Scipione l’africano,disgustato
dall’ingratitudine dell repubblica volle ritirarsi su queste rive a finire i
suoi giorni in disparte coltivando il suo orto e ricevendo i pochi amici.

Si
narra che sulla sua tomba, mai ritrovata, egli fece scrivere,come ultimo
singhiozzo per il tradimento sofferto: “Ingrata patria,non avrai le mie ossa”. Niente
e nessuno puo’ scacciare da queste terre infelici il ricordo d’un grande uomo
che amo’ Roma con tutta l’anima e che, tradito,scelse l’esilio, come ultimo
atto d’amore. La natura gli rende omaggio coprendo come puo’ le brutture
maeolodoranti di odorose essenze mediterranee. Oggi mentre sul sito
archeologico recintato fervono nuovamente i lavori, lo Stato, in un sussulto di
orgoglio, comincia ad abbattere le costruzioni abusive sorte negli anni a
massacrare e dissacrare una nobile terra. E’ il primo, importante segnale
d’un’inversione di tendenza, perchè è simbolico, perchè è in terra di “Gomorra”
e perchè reca un dirompente messaggio di speranza per il futuro; si legge da
più parti che i giulianesi si ribellano a torto o a ragione all’abbattimento,
che le istituzioni sembrano tentennare di fronte alla protesta, c’è il rischio
che questo tenue spiraglio di luce venga oscurato e derubricato nel limbo delle
buone intenzioni.

Io mi rivolgo ai giuglianesi, ai napoletani,
ai campani, alle istituzioni ai benpensanti ma anche e soprattuttoa quelli che per leggerezza, per
miseria per paura o per scelta hanno reso le terre campane un inferno di
dolore: facciamo in modo che Giugliano torni ad essere Liternum. L’abusivismo
sia sradicato dovunque senza eccezioni per restituire a questa città e ai suoi
dintorni la sua vera vocazione di luogo insigne d’un passato insigne.

Certo, lo
Stato dovrà farsi carico di garantire a coloro che per disgrazia si siano
trovati fuori legge, un nuovo e confortevole alloggio; non certo a chi ha
speculato. Non saranno certo le villette di cartone a fare la ricchezza dei
vostri bambini, non sarà il malaffare e nemmeno la pessima reputazione che
incolpevolmente la città di Giugliano si è guadagnata; ma un sito archeologico,
un grande polo culturale e museale sulle antiche colonie romane che sia
conosciuto in tutto il mondo e visitato, questo davvero potrebbe essere una
irripetibile occasione nata da una rivoluzione d’amore e di saggezza.

2205 anni
fa trecento veterani dell’esercito di Roma tracciarono, secondo i sacri rituali
di fondazione il solco del pomerium
intorno alla citta: erano giuglianesi i vostri antenati cui Roma donava la
terra perchè le comunità cosi’create difendessero la Patria. La difesero. Ora
tocca a voi, a noi.

di Angela Piscitelli Cammarano

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