Sagliocco denuncia boom di parti cesarei in Campania

di Redazione

Giuseppe SaglioccoNAPOLI. “Il dati sul ricorso al parto cesareo sono l’ennesima certificazione dell’incapacità del governo regionale in termini di programmazione sanitaria e di attuazione dell’appropriatezza delle cure”.

Lo afferma Giuseppe Sagliocco, presidente della Commissione Consiliare Speciale di Controllo delle Attività della Regione e degli Enti Collegati e dell’Utilizzo dei Fondi. “Un fallimento, questa volta, di proporzioni gigantesche. In Campania, infatti, oltre il 60 per centro dei parti è chirurgico, una percentuale questa che se confrontata con quella della maggior parte dei Paesi Europei, che si assesta intorno al 25%, dà l’esatta misura della portata del fenomeno. Considerando poi che in Campania vi sono numerose strutture che espongono una percentuale prossima al 90%, è chiaro che sarebbe da irresponsabili non immaginare un intervento, questa volta sì chirurgico, per estirpare questo male alla radice. Sarebbe interessante chiarire le ragioni per le quali, al di là dei costi aggiuntivi che il parto cesareo comporta rispetto quello naturale, come sia stato possibile discostarsi in maniera così clamorosa dalla percentuale indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la quel il ricorso all’assistenza chirurgica al parto non dovrebbe superare il 15% dei casi. Ma sarebbe soprattutto urgente chiarite le ragioni per le quali nonostante siano stati approvati sin dal 2004 diversi provvedimenti volti al contenimento dei cesarei, non ultimo quello sulla disincentivazione tariffaria che riconosce alle strutture che superano la soglia del 40% di parti chirurgici, le tariffe previste per il parto naturale, si è avuto in Campania un vero e proprio boom di parti chirurgici. Voglio solo ricordare gli squilli di tromba con i quali fu trionfalisticamente varata la legge regionale n. 2 del 2006 annunciata come la panacea di tutti i mali. Dove sono i Consultori e i Punti Nascita destinati a contenere il ricorso ai parti cesarei? E gli spazi da creare nelle strutture ospedaliere per l-evento parto-travaglio? E i corsi di preparazione al parto stesso? Qualcuno ha visto in giro il prodotto delle obbligatorie campagne di informazione e sensibilizzazione al parto naturale che le Asl avrebbero dovuto realizzare per legge? Non è stato fatto nulla di nulla. E questa è una ulteriore dimostrazione di come nell’agenda del governo regionale tutto compaia fuorché l’interesse dei cittadini e delle donne in particolare”.

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