La mamma di Karim: “Vogliamo ricominciare con una nuova vita”

di Redazione

Karim e il fratelloTRENTOLA DUCENTA. Una casa, una vita, a Parma, la città che lo ha accolto e curato e da dove potrebbe cominciare una nuova esistenza per lui e la sua famiglia.

È l’appello di Rachida, la mamma di Karim Hammed, il bambino di 11 anni ferito da un proiettile vagante un anno fa la notte di san Silvestro a Trentola Ducenta, nel casertano, che stamattina, dagli schermi di Canale 5, ha lanciato al Comune, alla cittadinanza.

Intervistata da Barbara d’Urso nel corso della trasmissione Mattino 5, la donna ha ripercorso il calvario cominciato dodici mesi fa e tra le lacrime ha ripetuto la sua richiesta d’aiuto, descrivendo la solitudine di una vita dedicata completamente al figlio ricoverato in centro di riabilitazione a Lecco; la vita di una mamma e un bambino bisognoso separati dal resto della famiglia che sogna una casa dove tornare a sperare in un futuro migliore. “I dottori mi ripetono che Karim non tornerà mai più il bambino che era – ha detto la donna – ma forse una speranza per noi ancora c’è”.

La vicenda di Karim commosse tutta l’Italia e Parma, dove arrivò dopo tre mesi di coma. Ora a Lecco passa le sue giornate tra piscina e palestra, con la mamma che deve “farlo crescere un’altra volta”: “Doveva frequentare la prima media – ha raccontato Rachida – ma ora non sa più leggere. L’occhio sinistro è perso, mi dicono; una mano, anche. Il bambino allegro che era se ne è andato e non c’è mai stato né ci sarà un colpevole per tutto questo”. La pallottola che offende le sue capacità celebrali non è ancora stata estratta ma Karim potrebbe essere sottoposto a un nuovo intervento a Firenze, quando le sue condizioni lo permetteranno, per poi tornare a Parma per la convalescenza e la successiva riabilitazione. Da qui, il desiderio di una famiglia divisa e provata di trovare un poco di serenità.

“A Parma abbiamo ricevuto tanta solidarietà, abbiamo conosciuto persone che ci sono state vicine e ci hanno aiutato. È la città dove vorremmo vivere, tutti insieme. Non riesco più a stare sempre sola, i miei figli e mio marito vengono quando possono a Lecco, ma Karim ha bisogno di stare con i suoi fratelli, di vedere il padre. Vorremmo solo una casa, un lavoro, la possibilità di ricominciare uniti”. Non è il primo appello a Parma degli Hammed, che fin dal loro arrivo hanno amato la città e i parmigiani. Di origine tunisina, gli Hammed sono italiani. Il padre Heckemi è arrivato dalla Tunisia quasi ventisei anni fa, poi è arrivata la moglie Rachida. Dopo più di 15 anni di lavoro Heckemi ha ottenuto la cittadinanza e con lui tutta la famiglia. I tre figli – Mohamed (19), Imen (14) e Karim — sono nati ad Aversa. Il fratello maggiore Mohamed lavorava in un Internet point, la madre faceva la colf part-time. Il padre Heckemi è assunto a tempo indeterminato in un’azienda specializzata nella lavorazione del marmo. Un lavoro che non può lasciare senza avere la certezza di un’alternativa sicura altrove.

Già ad aprile, da Parma dove si trovava con il fratellino, Mohammed parlò apertamente alle istituzioni italiane e tunisine, ai cittadini e agli enti privati. “Vorrei che trovassimo un lavoro a Parma – aveva detto il ragazzo – o almeno nei dintorni, per poter affittare lì una casa e vivere insieme vicino a Karim. Dobbiamo stargli vicino: lui ha bisogno di cure specializzate, deve crescere con altri bambini e fare amicizie”. Ma non c’è solo questo. “Non ce le sentiamo di restare in un posto dove senza saperlo potremmo incontrare la persona che ha sparato a mio fratello. L’unica via d’uscita per riappropriarci della nostra vita è cercare un trasferimento, per ricostruire l’unità familiare e dare a lui tutta l’assistenza e l’amore possibili. Spero che qualcuno raccolga il nostro appello”.

da La Repubblica Parma.it

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