Argenziano, eroe di El Alamein, accolto dai parà della Folgore

di Redazione

Raffaele Argenziano RECALE. Fino a qualche anno or sono Raffaele Argenziano prendeva parte a Livorno alla annuale festa della specialità dei paracadutisti della Folgore che viene celebrata nella ricorrenza della famosa battaglia di El Alamein.

Anche la provincia di Caserta ebbe i suoi eroi fra i 5mila paracadutisti della Folgore che si immolarono ad El Alamein per l’onore dell’Italia e qualcuno di loro era tra i trecento superstiti che furono fatti prigionieri. Fra loro due superstiti ancora viventi: lo stesso argenziano e Agostino Sasso di Aversa.

Argenziano ricevuto dal colonnello Zizzo e dai paràAlla vigilia di Natale, Argenziano ha approfittato dell’arrivo a Caserta dei 500 paracadutisti del 186° Reggimento della Folgore che stanno partecipando all’operazione “Strade Sicure”, per rendere loro visita e porgere loro gli auguri di buon Natale. Una visita molto gradita ai paracadutisti che nei confronti dei reduci di quell’eroica battaglia hanno una vera e propria venerazione. Infatti, Argenziano è stato accolto al grido di battaglia “Folgore” che i parà della Folgore urlavano mentre andavano all’assalto dei carri armati inglesi nelle dune del deserto muniti di una semplice bottiglia “molotov”. I ragazzi e le ragazze del 186° hanno avuto modo di ascoltare dalla viva voce di chi in quella battaglia c’era, le vicende della Divisione Folgore che, forte di 5mila paracadutisti, alla fine della battaglia ne contava appena 315 ma aveva ricevuto dagli avversari l’onore delle armi. Raffaele Argenziano, casertano doc, è nato a Recale il 26 dicembre 1920. Fisico possente ed atletico si dedica all’arte pugilistica conseguendo risultati vincenti. Reclutato nel 1° reggimento Granatieri di Sardegna in Roma il 9 marzo 1940, transita a domanda nella specialità paracadutista e viene trasferito presso il 7° Battaglione Divisione Folgore – 21a Compagnia.

Nei fatti d’arme di El Alamein viene catturato dagli inglesi il 6 novembre 1942 e vi rimane sino al 29 settembre 1944 quando, malato, viene sbarcato a Taranto. Durante la prigionia ha spesso ingaggiato con i propri carcerieri veri e propri incontri pugilistici al fine di difendere l’onore della Patria e dell’Esercito Italiano, Argenziano e Sasso hanno pagato un duro prezzo durante la prigionia perché non hanno mai voluto collaborare con gli inglesi. Il diretto superiore di Argenziano lo propose quale Aiutante di Battaglia, ma nel marasma generale di quei tragici e dolorosi momenti la sua qualifica a tutt’oggi non è mai arrivata. Insieme ad Agostino Sasso è uno dei soci fondatori della sede di via Cesare Battisti nr. 8 ed è oggi socio Benemerito.

Ricordare oggi i superstiti di El Alamein potrebbe sembrare irriguardoso e irrispettoso nei confronti di quanti sono caduti nella seconda Guerra Mondiale, ma ricordare loro vuol dire ricordare tutti, perché dalla loro viva voce, dai loro racconti possiamo capire e far comprendere alle giovani generazioni quanto la guerra sia sempre ingiusta sia che ci si trovi dalla parte dei buoni che da quella dei cattivi.

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