I figli di Bernardo Provenzano: “La mafia c’è ancora”

di Redazione

Bernardo ProvenzanoPer la prima volta i figli del boss Bernardo Provenzano, Angelo e Francesco Paolo, rompono il silenzio e in una lunga intervista a “Il Giornale” parlano del padre.

“Abbiamo accettato di rilasciare questa intervista anche per una sorta di crisi d’identità nei confronti di questo Stato che sosteneva che con l’arresto di nostro padre, il Male Assoluto, l’uomo che ha bloccato la crescita di un intero Paese, Cosa Nostra sarebbe stata finalmente e definitivamente sconfitta. Dopo il suo arresto, invece, le cose continuano ad essere come prima. La mafia c’è ancora, e noi, suoi figli, continuiamo a essere oggetto di gossip e mascalzonate anche sui giornali con rivelazioni sulla nostra vita privata che niente c’entrano col diritto di cronaca. Quando mio padre fu arrestato lo scoprii dalla radio – dice Angelo – e quando andai su internet per avere conferma, restai interdetto: la foto che pubblicarono, confondendola con un altro arrestato, non era quella di mio padre. Ora, a tutti quelli che dicono che mio padre è il Padrino di Cosa Nostra, io dico che ci sono tanti Padrini. Arrestato uno ne spunta un altro”.

Angelo, 33 anni, diplomato, è rappresentante di liquori dopo che lo Stato gli ha confiscato la lavanderia di famiglia a Corleone. Francesco Paolo, 26 anni, è disoccupato, vinse una borsa di studio come lettore in un liceo tedesco. Ma dovette rinunciare per le polemiche nate dal fatto che un membro della famiglia Provenzano rappresentasse l’Italia all’estero. Alla domanda “Come vivete a Corleone?” rispondono: “Non so adesso, ma siamo stati in assoluto le persone più controllate del mondo. Abbiamo vissuto come concorrenti del Grande Fratello, spiati in continuazione. Se vogliamo sdrammatizzare, diciamo che siamo stati i protagonisti del più grande reality su Cosa nostra. Cosa chiedo allo Stato? Un po’ di rispetto per mia madre, per me e per mio fratello, dopo che in passato sono venuti persino a chiederci di tradirlo, ‘vi faremo ricchi’, dicevano. Alla gente non chiedo nulla, a certa antimafia di lasciarci in pace”.

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