Caso Pescara, il Pd critica l’operato dei magistrati

di Redazione

Luciano ViolanteROMA. Per l’ex presidente della Camera, Luciano Violante, i fatti di Pescara, che hanno portato all’arresto e alla successiva scarcerazione del sindaco D’Alfonso, dimostrano che serve “prudenza” e “una valutazione seria dei dati che va fatta nei confronti di tutta la magistratura”.

Violante ha sottolineato che per D’Alfonso (accusato di associazione a delinquere, corruzione, concussione e peculato nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti negli appalti a Pescara) “non sussistevano le ragioni per le quali è stato arrestato. E’ caduta un’amministrazione per ragioni, a quanto pare, insussistenti”.

Anche un altro esponente di spicco del Pd, il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, interviene sulla questione, spiegando che il suo partito non condivide l’ipotesi di limitare le intercettazioni soltanto ai reati gravissimi, in particolare dice “no” a progetti che puntano ad escludere reati come quelli contro la pubblica amministrazione. Ma nello stesso tempo polizia e magistratura, sostiene Tenaglia, devono “riscoprire una cultura delle indagini”, oggi “troppo appiattite”.

La replica arriva dal segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini: “Invece di criticare i magistrati, il mondo politico dovrebbe riflettere e interrogarsi su cosa accade nelle amministrazioni comunali, sulla corruzione diffusa nel Paese, un problema generale che non può essere affidato solo alla magistratura”. “La critica ai provvedimenti giudiziari è sempre legittima e possibile, – aggiunge Cascini – ma qui si discute moltissimo dell’aspetto tecnico della vicenda, cioè del provvedimento di scarcerazione intervenuto dopo le dimissioni del sindaco, e si trascurano invece gli aspetti che dovrebbero interessare la politica: sono gli aspetti legati alle accuse rivolte ad amministratori comunali”.

Nessun commento, invece, dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che, durante la visita al carcere minorile di Palermo, si è limitato ad affermare: “Avremo tanti giorni al rientro dal periodo delle festività natalizie per occuparci di questi argomenti”.

Intanto, il sindaco D’Alfonso ha tempo fino al 5 gennaio per ritirare le dimissioni, anche se, teoricamente, un rientro in carica potrebbe far scattare un nuovo arresto. La revoca dei domiciliari è stata infatti disposta proprio perché D’Alfonso, non essendo più in carica e non avendo più accesso alle documentazioni, è impossibilitato ad inquinare le prove. Il quadro accusatorio, dunque, rimane in sostanza confermato. “Per il momento – ha detto il sindaco – quello che sto facendo è capire quello che è successo e perchè è successo, dopo comincerò a pensare quello che devo fare”.

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