30 dicembre 1997, scompare Dolci: uno dei “disonori” della Sicilia

di Redazione

Danilo DolciAccadde Oggi. Il cardinale Ernesto Ruffini durante una sua omelia pasquale negli anni ’60, indica la mafia, il romanzo de “Il Gattopardo” e Danilo Dolci, come una delle maggiori cause di “disonore” per la Sicilia.

Ma chi è questo Danilo Dolci nato a Sesana nel 1924, da subito antifascista, arrestato a Genova nel 1943, poi fuggito, che nel 1950 aderisce a Normadelfia, la famosa Comunità di don Zeno Saltini che vive a Forroli nella periferia di Carpi e che milita la non violenza e la giusta causa? Potremmo semplicemente dire una brava persona, ma sarebbe certamente poco. Nel 1952 decide di trasferirsi nella Sicilia occidentale a Trappeto di Partinico e comincia la sua opera di lotta contro la mafia, ribellione al sottosviluppo che esiste in quelle lontane terre, lottare per il diritto allo studio, al lavoro, alla non violenza. Lo definiranno “il Ghandi di Partitico”. Famose le sue lotte avviate subito dopo il suo arrivo, il 14 ottobre del 1952 comincia uno sciopero della fame per battersi per la morte di un bambino morto di malnutrizione. A febbraio del 1956 organizza il primo sciopero alla rovescia, invece di non lavorare i suoi amici decidono di ripristinare una strada comunale abbandonata, arriva il primo arresto, non sarà l’ultimo. Si fa portavoce di una forte contrapposizione ai notabili della Democrazia Cristiana siciliana, raccogliendo dossier pieno zeppi di prove, viene denunciato e condannato per diffamazione. Nel 1958 riceve il Premio Lenin per la Pace, con il ricavato del premio costruisce il Centro Studi per le iniziative per la piena occupazione. Poi avvia una serie di viaggi nel corso dei quali porta in giro per l’Italia le sue teorie, non ultime quelle sulla scuola e l’insegnamento. Coscienza delle anime di una Sicilia moderna, lascia certamente un segno indelebile nella storia moderna.

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