Guinea: il governo si arrende ai golpisti, Camara presidente

di Redazione
Moussa Dadis Camara (Seyllou AFP)CONAKRY. Dopo l’ultimatum dei militari golpisti,
il primo ministro della Guinea, Ahmed
Tidiane Souaré
, assieme agli altri esponenti del suo governo, si è arreso,
consegnandosi nella caserma Alpha Yaya Diallo di Conakry.

Sono stati così
evitati i “rastrellamenti” annunciato, attraverso radio e tv di stato, dai
golpisti, riuniti nel Comitato nazionale per la democrazia e lo sviluppo
(Cndd), guidati dal capitano Moussa
Dadis Camara
(nella foto), autoproclamatosi nuovo presidente della Guinea dopo la morte del
capo dello Stato Lansana Contè. Anche
le due coalizioni di opposizione (la Cfc – Coalizione delle forze per il
cambiamento, guidata da Alpha Condé,
e Anad – Alleanza Nazionale per l’alternanza democratica, guidata dall’ex premier
Sidya Touré), hanno riconosciuto la
nuova giunta militare, invitandola a formare il nuovo governo e ad organizzare
entro il dicembre 2009 “elezioni libere e trasparenti”.

Richiesta avanzata
anche dal presidente francese Nicolas
Sarkozy
che esprime “l’auspicio in
una transizione pacifica e democratica che permetta un rapido ritorno al
normale funzionamento delle istituzioni”
.

Condanne, invece, dalla comunità internazionale:
gli Usa hanno minacciato di bloccare gli aiuti al Paese, uno dei più
poveri al mondo nonostante le sue ricchezze naturali, l’Unione africana
ha parlato di sanzioni.

Il leader dei golpisti, Camara,
ha chiarito di non volersi candidare alle prossime elezioni. Ieri, nella
capitale, Conarky, è stato salutato da una folla di gente, alcuni lo hanno
ribattezzato “Obama junior”.

Negli ultimi cinquanta anni la Guinea, primo
esportatore mondiale di bauxite, è stata governata da regimi autoritari. Per questo
il golpe che promette democrazia è stato accolto con favore da molti.

L’ex presidente Contè, 74 anni, era da tempo ammalato. Anche lui un militare, era salito al potere il 3 aprile 1984 e la sua
era stata una reggenza segnata da feroci repressioni: all’inizio del
2007 si erano svolte imponenti manifestazioni popolari ostili al regime
che erano state sedate con violenza, con un bilancio di almeno 186
morti e 1200 feriti.


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