Shoah, dibattito con l’erede di Primo Levi

di Redazione

Primo LeviCASERTA. La sala consiliare della Provincia di Caserta ha avuto ospitato l’incontro-dibattito con Alberta Levi Temin, “Una voce per non dimenticare la Shoah”.

Alla manifestazione, organizzata dall’Itc “Cesare Pavese” diretto dal preside Domenico Squeglia, coadiuvato dai docenti Giuseppe Mingione, Marco Lugni, Giovanna Paolino e Marina Galasso, sono intervenute Adriana D’Amico, assessore alle Politiche sociali del Comune di Caserta, la preside Licia D’Urso, Responsabile dell’Eip Campania, ed Emilia Narciso, presidente dell’Unicef Caserta.

Alberta Levi Temin ha testimoniato agli alunni del ‘Pavese’ e ad altri allievi di scuole casertane la sua drammatica esperienza di ebrea italiana: pur essendo stata risparmiata dall’orrore dei campi di concentramento, Ella ha vissuto sulla propria pelle le leggi razziali e lo sterminio di gran parte della famiglia di suo padre. L’incontro è iniziato con la lettura da parte dell’allievo Andrea Santoro del brano “Se questo è un uomo” di Primo Levi, con il sottofondo musicale delle “Fibre Ottiche” (la band musicale dell’Itc Pavese), poi ha preso la parola Alberta Levi Temin che per oltre due ore ha parlato all’attenta e numerosa platea dello sterminio degli Ebrei.

Alberta Levi ha sottolineato come per trovare la pace non si fa la guerra, ma come per trovare la pace si fa la pace. Per cinquanta anni non ho detto niente a nessuno e i miei figli lo hanno saputo quando sono diventati grandi e in maniera soft, ma circa 22 anni fa sui giornali, alla televisione qualcuno osava negare quello che era successo, il famoso “revisionismo storico”, allora mi sono ribellata, mi sono sentita profondamente toccata, da quel tentativo di affermare che non era successo nulla, in me ha evidenziato la Levi è letteralmente scattata la molla e finché avrò fiato (Alberta Levi ha 89 anni), andrò per il mondo intero a parlare dell’olocausto.

Oggi la diversità è tanta, per la religione, per la razza, per il nazionalismo, ma tutti facciamo parte dell’umanità. Successivamente, Alberta Levi ha detto che bisogna assolutamente aiutare i ragazzi a difendere soprattutto i più deboli. E-ducare dal latino vuol dire portar fuori quello che c’è dentro perche in ognuno c’è del buono e questo dovrebbe essere il primo compito dell’educatore. Infine l’incontro si è concluso con una serie di domande poste dagli allievi del Pavese e mentre la Levi consegnava al Preside un libro di Roberto Bassi “Scaramucce sul lago Ladoga” a ricordo dell’evento, un interminabile applauso sottolineava come i ragazzi erano rimasti veramente esterrefatti dalla sua testimonianza.

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