Cineclub, programmazione dal 10 al 16 dicembre

di Redazione

CASAGIOVE. Mercoledì10 egiovedì11: Giù al norddiDany Boon (Orario spettacoli: 16.00 – 18.30 – 21.15).

Da venerdì12 a martedì 16: The Burning Plain di Guillermo Arriaga (Feriali16.00 – 18.30 – 21.15- Festivi 16.00 – 18.10 – 20.20 – 22.30). Mercoledì17 egiovedì18: L’uomo che ama diMaria Sole Tognazzi(Orario spettacoli: 16.00 – 18.30 – 21.15). Il film The Hurt Locker, già previstoper giovedì 11 dicembre,sarà inseritonel prossimo calendario deiGiovedì Club.

GIU’ AL NORD

 Un film di Dany Boon. Con Kad Mérad, Dany Boon, Zoé Félix, Philippe Duquesne, Line Renaud, Michel Galabru, Anne Marivin, Guy Lecluyse, Patrick Bosso, Zinedine Soualem, Jérôme Commandeur, Stéphane Freiss. Genere Commedia, colore 106 minuti. – Produzione Francia 2007

Assai indovinato (e non capita spesso) il titolo italiano di Bienvenue chez les Ch’tis, la commedia che in Francia ha battuto ogni record assoluto di incassi per un totale di quasi 25 milioni di spettatori, relegando al secondo posto perfino Titanic. In sé paradossale, l’espressione Giù al Nord gioca infatti sul ribaltamento del cliché settentrione ricco e civile-meridione povero e arretrato, che è una delle idee vincenti del film scritto, diretto e interpretato da Dany Boon. Dove a essere depresso e selvaggio è il Nord: non l’Ile- de-France naturalmente, o la pittoresca Bretagna o la ricca Normandia. Bensì il Nord-Pas-de-Calais che molto assomiglia al limitrofo Belgio, il malinconico plat pays cantato da Jacques Brel: grigio, nebbioso, investito da venti gelidi e piogge implacabili, e abitato da una popolazione di beoti e mezzi ubriaconi, così vuole la vulgata, che parla questo incomprensibile dialetto del ch’tis, per cui la s si pronuncia sc. Qui viene spedito in punizione Kad Merad, direttore dell’ufficio postale di Salon de Provence, che per via delle esigenze della consorte colpita da depressione ambiva invece a esser trasferito ancora più a Sud, in qualche amena località della Riviera. Giunto a destinazione nella brumosa Bergues in una notte di tempesta, con il colbacco in testa e pieno di pregiudizi che gli fanno prendere lucciole per lanterne, Merad scopre una comunità di gente calda, schietta e allegra seppur un tantino bizzarra e si amalgama felicemente con i nuovi amici. Salvo a fingere con la moglie di trovarsi in un inferno, per non deluderne le pessimistiche previsioni. Finché lei non decide di raggiungerlo ingenerando un buffo teatrino degli equivoci che si risolve in un prevedibile lieto fine. Nel doppiaggio, costretto a inventare una parlata che da noi non esiste, è ovvio che parte del divertimento vada perduto. Ma il successo fuori dai confini nazionali di questa graziosa commedia, per altri versi convenzionale, potrebbe essere assicurato dalla simpatia che trasmette. Grazie allo sguardo da dentro e al tono affettuoso con cui Boon racconta la sua regione natia, la satira non è mai offensiva; e la ben assortita coppia che forma con il bravo franco algerino Merad rappresenta un simbolico invito al dialogo al di là delle diversità di lingua, costume e di cultura.

Alessandra Livantesi – La Stampa

THE BURNING PLAIN

Un film di Guillermo Arriaga. Con Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, José María Yazpik, Joaquim de Almeida, Tessa Ia, Diego J. Torres, J.D. Pardo, Danny Pino, Brett Cullen, Gray Eubank, Toni Marie Lopez- Genere Drammatico, colore 110 minuti. – Produzione USA 2008.

Sylvia è la responsabile di un ristorante di lusso a Portland. È fredda e contenuta come l’ambiente che la circonda e percossa intimamente dalle onde di un mare in perenne tempesta. Mariana è una ragazzina che ha intrecciato una relazione con Santiago, dopo che un rogo si è portato via il padre di lui e la madre di lei, nella deserta pianura del New Messico. Maria è una bambina messicana che vive felice con il padre, fino a quando un incidente non cambia improvvisamente ogni cosa. The burning plain, esordio alla regia dello sceneggiatore Guillermo Arriaga, confermando la sua fedeltà a uno stile ormai codificato di racconto, ne illumina la sensibilità introspettiva, la personalità artistica sicura, in una parola la pienezza e l’autonomia creativa.Il viaggio di Sylvia lungo la mappa della sua storia, prende l’avvio dall’incontro con uno sconosciuto proveniente da una terra che il regista conosce bene, il Messico, e dalla quale non ha più bisogno di allontanarsi esageratamente. Non è il caso (come altrove) a fare da guida, piuttosto, al contrario, la necessità. Con pochi, importanti scarti rispetto al già dato, Arriaga dimostra di saper evitare le trappole di un sistema di scrittura che, per quanto estensibile all’infinito, rischiava evidentemente di divenire già gabbia. Letteralmente patetico anche se non per questo melodrammatico, The burning plain è un frutto maturo. La penna, così come i personaggi, si è fermata “al limite”, un attimo dopo sarebbe scaduta nel cattivo gusto, un attimo prima il gusto non sarebbe stato pieno. Rispetto al collega Inarritu, che ha portato sullo schermo le sue migliori sceneggiature (e migliori di questa), Arriaga sceglie la strada che ha fatto sua in letteratura: nessuna patina, nessuna maschera sulla crudeltà dei luoghi e del cuore. Per questo, soprattutto, e per l’intensità richiesta alle attrici, il film non è già tutto sulla carta ma trova l’emozione. Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, Tessa Ia. Donne, ma soprattutto madri e figlie, perché è la “generazione” il cuore di quest’opera: personaggi che hanno generato e sono stati generati e che, in virtù o per colpa di ciò, generano a loro volta il film, all’interno di un progetto autoriale in cui l’arte cerca di riprodurre il più esattamente possibile il moto della vita, per osmosi più ancora che per mimesi. Un progetto di cui Arriaga, con questo film, ribadisce e rivendica, appunto, la genitorialità.

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