Marcin Zdunik e Irina Zahharenkova all’Autunno Musicale

di Redazione

Marcin ZdunikCAPUA. L’opera per violoncello e pianoforte di Schumann e Brahms proposta da Marcin Zdunik e Irina Zahharenkova, solisti pluripremiati nei più importanti concerti internazionali e già ospiti della passata edizione dell’Autunno Musicale , inaugura i concerti di dicembre della Rassegna.

Se le pagine i brani di Schumann rivestono grande importanza all’interno della sua opera sono le due sonate per violoncello e pianoforte di Brahms, invece, che forniscono strumenti di conoscenza su una prospettiva ben più ampia, riguardante la musica di Brahms nel suo complesso e, per più aspetti, la musica del suo tempo. Mentre I Fantasiestucke per violoncello e pianoforte op.73 di Schumann proseguono spiritualmente nella Sonata n.1 in mi minore op.38 di Johannes Brahms, l’Adagio e Allegro op. 70, composti in origine per corno e pianoforte, appartengono al mondo dei piccoli pezzi caratteristici che anche Schumann aveva scelto in alternativa alle grandi strutture sonatistiche. I Cinque Pezzi op. 102 per violoncello e pianoforte di Schumann esemplificano la concezione tutta ottocentesca di “popolare”, ossia quell’attitudine cult verso il patrimonio tradizionale, che lo filtra e lo reinterpreta nel linguaggio dell’autore, mimandone soprattutto elementi di libertà narrativa, struggente lirismo, ovvero freschezza e vivacità ritmica. Alla prima esecuzione dell’opera sedeva alla tastiera Clara Schumann, dedicataria privilegiata della produzione di Robert.
le Sonate per violoncello e pianoforte di Brahms appartengono a due momenti molto differenti della sua vicenda creativa e umana e nei venti anni che intercorrono tra l’una e l’altra, il giovane promettente era diventato l’esponente riconosciuto di una delle due possibili vie aperte dall’eredità di Beethoven. Le due Sonate rappresentano una scelta di genere, quello della musica da camera, che di per sé veniva assumendo in quegli anni il valore di una scelta di campo, visto che in altri schieramenti culturali le “vecchie forme” venivano abbandonate a favore di nuove esperienze di “musica letterata”, quali il dramma musicale o il poema sinfonico. Le “vecchie forme” della Sonata, del Trio, del Quartetto, ecc., rivendicano alla musica pienezza e autonomia di espressione, secondo un’organica connessione tra forma e contenuto che assurse proprio nel Brahms-Kreis, nel circolo degli amici di Brahms, a teoria estetica con Eduard Hanslick1 e Theodor Billroth2. A queste scelte le due Sonate partecipano in modi non marginali. Nell’ambito di una musica da camera in cui la pienezza dei contenuti e la complessità della struttura formale si collocano allo stesso livello della musica sinfonica o sinfonico-corale, le due Sonate mostrano a loro volta pari dignità e impegno, mettendosi totalmente al riparo da qualsiasi sospetto di musica d’intrattenimento salottiero, o di esibizionismo di bravura per lo strumento solista. Detto con semplicità: queste sono due opere importanti. In esse confluiscono al massimo grado idee e tecniche che Brahms veniva incessantemente ricercando con la vivacità e l’impegno che caratterizzarono tutto il corso della sua vita artistica.
Le due sonate per violoncello e pianoforte di Brahms forniscono strumenti di conoscenza su una prospettiva ben più ampia, riguardante la musica di Brahms nel suo complesso e, per più aspetti, la musica del suo tempo”

Capua Museo Campano Venerdi 5 dicembre ore 19.30 Caiazzo Palazzo Mazziotti Sabato 6 dicembre ore 19.30

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