Commissione pari opportunità: falsa partenza

di Redazione

D'Angelo AdeleSANT’ARPINO. Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa delle componenti della Commissione Pari Opportunità: Gisella Colavita, Rosaria Dell’Aversana, Enrica Romano e Maria Tinto.

“Ancora una volta vince la prepotenza e l’arroganza a danno delle donne di Sant’Arpino. Ieri, 28 novembre, nella casa comunale le componenti della Commissione per le Pari Opportunità, indicate dalla maggioranza politica di Alleanza Democratica, hanno votato affinché fosse tolto il diritto di voto alla consigliera comunale Adele D’Angelo, componente di diritto, in base allo Statuto, della Commissione suddetta. Un bell’esempio di democrazia, un classico tipo della serie “le donne contro le donne”! Si modifica lo Statuto ad uso e consumo della maggioranza e per paura del confronto politico. Un atto gravissimo che contraddice lo spirito della Commissione e nega non solo i principi di democrazia che sono fondanti della nostra Carta Costituzionale, ma addirittura viola una norma dello Statuto proposta dalle stesse componenti, che, oggi, per motivi inspiegabili la vogliano abrogare. Un comportamento veramente inammissibile e che non trova alcuna giustificazione se non quella di far prevalere uno spirito di parte. Un tale comportamento finisce con il penalizzare ingiustamente la Commissione per la Pari Opportunità,creando una divisione inopportuna, polemica ed artificiosa e ritardando l’avvio dei lavori della Commissione stessa”.

“Avevamo visto giusto – ha affermato la consigliere comunale Adele D’Angelo – nel richiedere in Consiglio Comunale una modifica alla norma che prevede l’indicazione delle componenti per la Commissione delle Pari Opportunità. La nostra preoccupazione era che, in base alla norma per le indicazioni, si creasse da subito una spaccatura “donne contro donne”. Ed, infatti, così è stato. Da qui l’esigenza di prevedere una norma che indicasse le componenti non in base alla appartenenza ,come oggi prevede lo Statuto, alla maggioranza(sette) e alla minoranza (quattro), ma indicate dalla “società civile” e dall’associazionismo femminile. La risposta è stata non solo quella di mettere in discussione il diritto previsto dallo Statuto a prender parte ai lavori della Commissione, ma addirittura, nel caso tale diritto fosse mantenuto, di togliere alla rappresentante donna del Consiglio il diritto di voto sulle materie discusse ed affrontate dalla Commissione. Insomma la Commissione per le pari Opportunità che nega l’opportunità di votare alla rappresentante del Consiglio in seno alla Commissione. Un classico paradosso!”.

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