Motta (Pdci): “Nuova piazza Municipio degli orrori e degli errori”

di Redazione

Salvatore MottaSAN NICOLA LA STRADA. “In fretta e furia, pur di rispettare la scadenza fissata per il 4 novembre, il Sindaco di San Nicola la Strada, dopo i lavori di rifacimento e riqualificazione, peraltro durati un lungo periodo, ha riconsegnato ai cittadini sannicolesi, e in maniera rabberciata, la tanto decantata nuova Piazza Municipio.

Un vero e proprio obbrobrio dell’architettura”. Ad affermarlo è Salvatore Motta, reggente della sezione dei Comunisti Italiani. “Gli elementi architettonici, le geometrie ed il ridisegno planimetrico – ha aggiunto – si armonizzano né con i palazzi storici rimasti, né con gli scempi edili realizzati circa un trentennio fa, in sostituzione dei palazzi ‘volutamente’ demoliti (tipo la casa comunale ed il palazzo della baronessa) perché dettati da politiche speculatrici dell’epoca. Nella nuova piazza – ha aggiunto Motta – il cemento la fa da padrone, anche se celato da falsi mattoncini a vista di colore rosso, costituente archi e colonnati quadrati, che per molti tratti richiamano lo stile architettonico del ventennio fascista (o tipo impero romano) come simbolo di magnificenza e potenza. La stessa tendenza megalomane viene espressa anche dalle due cupole trasparenti, realizzate senza alcun dettame stilistico particolare. La cupola, infatti, fin dall’antichità, ha avuto un ben e preciso significato, specialmente nell’architettura religiosa. Nelle culture teologiche, ancora, la cupola è solitamente a capo degli edifici (es. chiese, moschee, pagode, ecc.) ed è formata dalle linee che, partendo dai tutti i punti di una base (circolare o poligonale che sia), convergono in un unico e solo punto centrale posto più in alto. In tali culture (e non solo), la cupola simboleggia metaforicamente la grandezza dell’ente superiore. Per non parlare, poi, delle cancellate realizzate in ferro battuto, poste a guisa di grate di celle carcerarie, o dei vari archi in legno disposti sulle colonne, tali da far apparire nell’immaginario collettivo file di forche da utilizzare nelle impiccagioni. E che dire degli angusti spazi, dei tortuosi viottoli e delle pendenze sconnesse della pavimentazione fatta dai sampietrini, come anche la scarsa piantumazione di alberi dalle future chiome frondose, tali da poter creare la dovuta ombra di frescura a coloro che vorranno sostare o sedersi sulle panchine nelle ore calde e soleggiate dell’estate. La ciliegina sulla torta – ha sottolineato l’esponente comunista – è costituita dal monumento ai caduti in guerra, ossia dalla vecchia statua del fante del regio esercito italiano, posta sotto un arco quadrato squallido, formato da lamiere di ferro saldato, in più punti con una evidente presenza di ruggine, sulle cui colonne sono incisi i nomi dei caduti, senza il doveroso epitaffio ‘La città di San Nicola la Strada in ricordo dei i suoi caduti in guerra’”. La cosa più ridicola, e allo stesso tempo pietosa, è che il povero fante, anziché rappresentare un militare in azione d’assalto alla baionetta (peraltro senza il manico o “maniglia”) tipica della Grande Guerra, sembra apparire come il più classico mafioso intento con la lupara (fucile a canne mozze) in un regolamento di conti, dato che il moschetto (fucile carcano mod. 1891) è privo della canna. Dopo aver speso tanti soldi, bastava poco far restaurare la statua e dare dignità alle tante vite immolate per la patria. “Questo – ha concluso Motta – è il tipico esempio di cattiva gestione del denaro pubblico, specialmente se poi ci carichiamo di debiti facendo ricorso alla cassa depositi e prestiti. Sulla questione, i partiti di governo cosa fanno? Approvano! E i partiti di opposizione? Nicchiano!”.

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