Rapina Snai Maddaloni, arrestata banda di rapinatori

di Redazione

Luigi GranataCASERTA. La scorsa notte gli agenti della Squadra Mobile di Caserta hanno tratto in arresto una banda ritenuta responsabile di numerose rapine compiute nel casertano, nel napoletano e anche in provincia di Siena.

Si tratta di Luigi Granata (nella foto in alto), 53 anni (Napoli), Gaetano Mallardo, 30 anni, Raffaele Palumbo, 36 anni, Antonio Cimmino, 36 anni, Arcangelo Castellone, 42 anni, e Maurizio Parolisi, 44 anni. Sono tutti residenti a Giugliano (Napoli), tranne Parolisi, originario del napoletano ma residente a Volterra (Pisa).

Arcangelo Castellone

Gaetano Mallardo

Maurizio Parolisi

A. Castellone

A. Cimmino

G. Mallardo

R. Palumbo

M. Parolisi

Le indagini, attraverso intercettazioni telefoniche ed attività di osservazione e pedinamento, hanno permesso di appurare il coinvolgimento dei sei, di cui Granata col ruolo di capo, promotore ed organizzatore della banda, in numerose rapine perpetrate soprattutto nel casertano ma anche in altre province. Innanzitutto quella consumata presso l’Agenzia di scommesse “Punto Snai” di Maddaloni (Caserta) la mattina di domenica 18 febbraio 2007. In quella circostanza cinque persone, col volto coperto da passamontagna, due delle quali armate di fucili da caccia ed altre due di pistole, facevano irruzione nell’affollatissima sala scommesse, incuranti anche della presenza di bambini, impossessandosi di oltre 50mila euro. I banditi, per coprirsi la fuga, esplodevano colpi d’arma da fuoco in aria e sul pavimento della sala, ferendo lievemente ad un piede un avventore. Le immagini riprese dalle video camere di sorveglianza documentarono le drammatiche sequenze della rapina, con i banditi che non esitarono a puntare le armi anche contro un bambino che, insieme al padre, si stava allontanando al loro arrivo.

Dopo alcuni giorni, il gruppo si spostò in Toscana, dove, nella mattinata del 28 febbraio, veniva consumata una rapina in danno dell’Ufficio Postale di Staggia (Siena). Due persone travisate e con inflessioni dialettali meridionali, sicuramente coperti da complici che li attendevano all’esterno, utilizzando dei taglierini, dopo avere immobilizzato i presenti, si impossessavano di poco più di mille euro non riuscendo a sottrarre un più consistente bottino perché le casseforti erano ancora chiuse.

Trascorse poco più di due settimane il gruppo ritornò ad operare nel casertano. Il 17 marzo 2007, poco prima delle 13, quattro uomini, tre dei quali travisati da passamontagna ed uno a volto scoperto, armati di pistole, facevano irruzione nel supermercato “Sisa” di Pietravairano (Caserta) e tra il terrore dei clienti si impossessavano di oltre 3mila euro, fuggendo poi a bordo di una Fiat Punto rubata, rinvenuta a breve distanza.

Dopoquattro giorni, il 21 marzo 2007, un’altra rapina venne consumata presso il bar “Las Vegas” di Qualiano (Napoli), ancora 3 persone, armate di pistole e travisate, fecero irruzione nel locale, per poi fuggire a bordo di una vettura guidata da un complice e di una seconda auto, una Fiat Punto, rapinata ad uno degli avventori.

L’episodio delittuoso più grave perpetrato dal gruppo criminale, che rappresentava anche l’epilogo delle indagini e della sequela di delitti consumati nelle poche settimane che lo precedettero, si verificò dopo soli due giorni. Granata, Mallardo, Palumbo e un quarto uomo, indagato solo per quell’episodio, tentarono di rapinare l’Agenzia Assicurativa “Generali” con sede in Via G. Paolo I a Santa Maria Capua Vetere. I quattro, travistati ed armati di pistole, fecero irruzione negli uffici dell’agenzia, dove però dovvetero accontentarsi di un magro bottino, circa 500 euro sottratte ai titolari ed ai dipendenti della stessa, cinque persone. Il gruppo probabilmente si aspettava di trovare somme più consistenti, premi assicurativi ed incassi. In quella circostanza, però, i poliziotti della Squadra Mobile di Caserta, attraverso attività di pedinamento, erano riusciti ad individuare la zona dove i rapinatori si accingevano a compiere la loro impresa criminosa. Gli stessi venivano sorpresi mentre scavalcavano i cancelli del condominio dove era ubicata l’agenzia assicurativa e nonostante le intimazioni degli agenti intervenuti non esitavano a tentare la fuga. Luigi Granata, estratta la pistola in suo possesso, tentava di sparare contro uno dei poliziotti che, però, giunto a breve distanza, bloccandogli il braccio, riusciva a deviare gli spari, riportando, però, una seria ferita ad un timpano poiché i colpi venivano esplosi a pochi centimetri dal suo viso. Anche in questa circostanza venivano recuperate due auto rubate, utilizzate dal gruppo per raggiungere il loro obiettivo. Granata, per tale episodio, è stato già condannato per tentato omicidio, rapina aggravata, detenzione e porto illegale di armi clandestine e ricettazione a 9 anni e mesi 4 di reclusione mentre i suoi tre complici hanno riportato una condanna ad oltre 4 anni. Peraltro, il coinvolgimento di Granata anche nella rapina al Punto Snai di Maddaloni veniva confermato attraverso complesse indagini biologiche effettuate in quell’occasione.

L’attività investigativa ha permesso di accertare le responsabilità degli arrestati in relazione a tutti gli episodi descritti e di verificare le analogie tra gli stessi ed altri episodi delittuosi consumati nel casertano. Per tutti gli episodi, infatti, gli autori delle rapine raggiungevano i loro obiettivi a bordo di auto rubate, solitamente Fiat punto o Fiat uno, ed armati di pistole o, come nel caso del Punto Snai di Maddaloni, anche di fucili, incuranti dei presenti con estremo sangue freddo e determinazione si impossessavano del denaro. Il gruppo aveva come suo principale protagonista Luigi Granata, che ha trascorso gran parte della sua vita in carcere, vero e proprio professionista della rapina. Era lui ad occuparsi dei sopralluoghi presso gli obiettivi, a stabilire le modalità di realizzazione delle rapine ed i ruoli dei suoi complici. Sebbene sottoposti ad intercettazioni telefoniche, i rapinatori si premuravano di spegnere sempre i cellulari in occasione delle rapine e solo grazie ad oculati e prolungati servizi di appostamento e pedinamento permettevano di ricostruire tutte le vicende criminose di cui sono accusati e che hanno condotto alla emissione dei provvedimenti restrittivi nei loro confronti.

Sono, peraltro, in corso verifiche ed accertamenti anche rispetto ad altre rapine consumate con le stesse modalità e rispetto ad altre persone che avrebbero fornito supporto logistico al gruppo, custodendo armi, passamontagna e le auto rubate utilizzate per le imprese criminose.

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