Camorra, non abbassare la guardia contro il clan

di Raffaele De Biase

carabinieriCASERTA. Mentre la Dia bracca Giuseppe Setola appare allentata la morsa delle forze dell’ordine nel controllo ordinario delle strade di Casal di Principe e dei comuni limitrofi.

La presenza delle forze di polizia, finalizzata anche a rendere più complicati gli spostamenti dei super latitanti, appare, infatti,abbastanza ridotta e meno incisiva rispetto a quanto accadeva qualche settimana fa,all’indomani della strage di Castel Volturno. Sorvegliato solo l’ingresso di Casal di Principe, sul centralissimo Corso Umberto, attraverso la presenza di una sola auto dei carabinieri e di un blindato dell’esercito. Del tutto assente, invece, il controllo delle arterie periferiche che, tranquillamente, consentono l’aggiramento del posto di blocco sul corso principale. Resta agevole, quindi, a chi, come gli appartenenti al clan, conosce bene il territorio e, soprattutto, può ancora contare su qualcuno pronto ad aprirgli il portone di casa, muoversi fra i comuni della vecchia Albanova. Diversi, inoltre, sono ancora i pregiudicati a piede libero che, anche senza patente, si muovono indisturbati fra Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa. Sarebbe opportuno, invece, non abbassare, seppur gradualmente, la guardia. Anche perché, come attesta il recente arresto di Mario Di Puorto, il clan dei casalesi può contare su una nuova generazione di aspiranti guappi, tutti più o meno nati tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta,che si presta continuamente a compiti di vedetta, di ambasciata e quant’altro. Pertanto, al di là della presenza dell’esercito, che può svolgere un ruolo di mero supporto, rimane alta la necessità che il territorio sia controllato da chi conosce strade, vicoli, volti e modus operandi della camorra. Insomma, che la presenza dell’esercito non sia l’alibi per un alleggerimento dell’impiego di polizia e carabinieri che, nel contrasto al crimine organizzato, hanno un ruolo insostituibile. Certo, questo richiede e richiederà un surplus di impegno e di investimento di risorse, ma che la guerra al clan di Terra di Lavoro fosse una lotta senza frontiere e con dispendio di energie era cosa risaputa.

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