Liberi, in fiamme l’auto del sindaco Diana

di Redazione

Vigili del FuocoLIBERI. Una bega locale, un dispetto, una minaccia, un banale – sia pur gravissimo – atto vandalico. Quale che sia la ragione, l’incendio dell’auto del sindaco Diana è apparso come una provocazione e uno sfregio, un incomprensibile atto di intimidazione che ha scosso la tranquilla comunità di Liberi.

Erano le tre di notte di ieri quando un sordo boato nella frazione Merangeli di Liberi ha svegliato Ivan Diana. Un balzo alla finestra illuminata da una luce rossastra e ha visto una colonna di fumo tossico che si alzava verso il balcone della casa. Fuori, un’auto Fiat Cordova, del fratello Antonio, sindaco di Liberi, che andava in fiamme. Allertati il 112 e i pompieri, Ivan è corso a svegliare il fratello, dopo aver allontanato la sua auto Ka posteggiata a pochi metri da quella avvolta dalle fiamme. Il pronto intervento dei carabinieri della stazione di Formicola e dei vigili del fuoco ha evitato che le fiamme avvolgessero l’abitazione e che si consumasse una possibile tragedia. A prima vista si notava una tanica bruciata e i resti di una miccia artigianale che portava a distanza di sicurezza dall’auto su cui era stata versata la benzina. Le indagini svolte hanno confermato l’incendio doloso e ricostruita la dinamica. «Non si tratta di un attentato – ha sottolineato il sindaco Antonio Diana – né di un atto intimidatorio, anche perché la strada usata per scappare può essere nota sola da gente locale e non da forestieri. Ritengo che si sia trattato di un gesto di invidia nei miei confronti e della famiglia». Il sindaco continua con l’affermare che non può essere intimidazione in quanto l’amministrazione comunale, da lui diretta, attualmente non ha alcuna gara d’appalto da bandire e che i lavori pubblici appaltati sono stati tutti terminati e tutti regolarmente liquidati. Che sia stato un gesto di invidia e di dispregio, a parere del sindaco, lo dimostra il fatto che il muro vicino alla porta d’ingresso della abitazione è stato utilizzato quale latrina e sono stati rinvenuti i resti dell’atto vandalico. «Stupisce – prosegue Diana – quanto accaduto: l’abitazione è proprietà di mia madre e io non vi abito. Aggiungo pure che l’auto incendiata era stata offerta a chi ne avesse bisogno poiché volevo dismetterla. Non capisco chi e cosa si sia voluto colpire». Né vi è alcun legame con la professione, guardia di finanza, che Diana svolge, impiegato in attività di routine da quando è sindaco di Liberi. L’unica certezza, per ora, è che si sia trattato di un incendio doloso.

da Il Mattino, 25.11.08 (di Carmine Aurilio)

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