La vita di un uomo non vale le mie Hogan

di Redazione

Guglielmo EpifaniCASAL DI PRINCIPE. A Gomorra un paio di scarpe firmate vale più della vita di un uomo. Lo ha raccontato il pentito Oreste Spagnuolo ai magistrati che indagano sull´omicidio dell´imprenditore Michele Orsi e la cronaca del delitto così come ricostruita dal collaboratore di giustizia scrive un´altra pagina del romanzo di morte scandito dalla strategia terroristica del clan dei Casalesi.

Afferma il pentito che il commando guidato dal superlatitante Giuseppe Setola partì domenica primo giugno da un covo di Castel Volturno dove il gruppo malavitoso si era riunito per pranzare. Una telefonata li avvisò che Orsi, condannato a morte perché, riferisce un altro collaboratore di giustizia, Emilio Di Caterino, «aveva cominciato a rendere dichiarazioni sulla materia di rifiuti», si trovava nei pressi del Roxy Bar di Casal di Principe.
Così i killer «si allontanarono – sostiene Spagnuolo – a bordo di un´Alfa 147». Nell´auto, oltre a Setola, c´erano secondo il pentito anche Giovanni Letizia e Alessandro Cirillo, arrestati il 30 settembre insieme a Spagnuolo e ora indagati, ma a piede libero, per l´omicidio Orsi. Setola era a volto scoperto, Letizia invece indossava una parrucca e ai piedi aveva un paio di Hogan di tela. Cirillo guidava. Arrivarono «in sette minuti». Nella fuga dopo l´azione, i sicari furono costretti a fermarsi per cambiare la ruota: «avevano forato», riferisce il pentito e gli accertamenti effettuati sull´auto, poi ritrovata bruciata, sembrano confermare questa circostanza. «Tornarono in tempo per mangiare – dice ancora il pentito – Letizia aveva ancora le scarpe sporche di sangue. Lo ricordo a pulirle con Setola che gli diceva di buttarle. Erano delle Hogan di tela». Letizia, prosegue Spagnuolo, disse che le scarpe si erano sporcate dopo aver sparato alla vittima. «Preferiva pulirle con la spugnetta invece di buttarle. Alle domande di Cirillo, rispose che Michele Orsi non valeva le sue scarpe». Il racconto di Spagnuolo è riportato nel decreto di fermo firmato dai magistrati del pool che indaga sul clan dei Casalesi (Antonio Ardituro, Francesco Curcio, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio, Raffaello Falcone, Alessandro Milita, Cesare Sirignano, coordinati dal procuratore aggiunto Franco Roberti) nei confronti di Mario Di Puorto, presunto autore della telefonata che avvertì i killer della presenza di Orsi nei pressi del bar.
Contro la camorra si sono dati appuntamento ieri a Villa Literno più di mille delegati della Cgil. Il segretario nazionale Guglielmo Epifani, nel chiudere un mattinata ricca di interventi, ha sottolineato: «Siamo qui per rimarcare la volontà di non rassegnarci e di continuare la battaglia, trovando tutti gli strumenti e tutte le forme necessarie fare avanzare presidi di legalità in una terra martoriata». Prima di Epifani, era stato don Luigi Ciotti, il presidente di Libera, a “scuotere” la platea dei lavoratori della Cgil, con un intervento che alla fine hanno applaudito tutti in piedi. Don Ciotti, nel pomeriggio, è stato anche al Santuario della Madonna di Briano per dare il via al primo dei “Cento passi verso il 21 marzo”, il giorno della memoria, quest´anno avrà luogo proprio in Campania, tra Casal di Principe e Napoli.

L’Espresso

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