Crozza e la legge universale dei luoghi comuni

di Redazione

Maurizio CrozzaCASAL DI PRINCIPE. Sono rimasto allibito da quello che ho appena visto e sentito. Premetto che sono un fan di Maurizio Crozza e, quando posso, cerco sempre di guardare il suo programma (Crozza live) o le sue apparizioni in tv (Ballarò, etc.).

Mi accingevo a cercare qualcosa che facesse riferimento al suo show e, per puro caso, m’imbatto in questo video della terza puntata che non avevo visto. Purtoppo, già dalle prime battute, sono rimasto veramente disgustato. Il titolo era ed è : il padrino e i casalesi. C’è Crozza (nei panni del Padrino) e l’attore Pierfrancesco Favino che cerca di interpretare un presunto boss, un camorrista. Ma invece di chiamarsi “il boss pincopallino”, indovinate come viene chiamato? Casalese (nel tono più sprezzante possibile)! L’interpretazione non è delle migliori ed è (come si conviene ad una Tv che non sa di cosa si sta occupando) il perfetto stereotipo di quello che negli ultimi tempi l’opinione pubblica nazionale pensa delle persone che vivono in questa terra. Nemmeno io, che vivo da quasi trent’anni qui, respirando ogni giorno l’aria di questa cittadina, riesco a comprendere quello che dice il presunto casalese.

Crozza – “Il boss Casalese”

Una cosa emerge: casalese (sia buono che cattivo) è per questi signori sinonimo di ignoranza, inciviltà, prepotenza, malcostume, malaffare, un essere troglodita insomma. Ed io mi chiedo: ma chi vive a Bolzano o a Brescia cosa penserà di noi? Semplice: siamo dei tipi da evitare. Sono e resto convinto che questi luoghi comuni non portano da nessuna parte: cosa si vorrebbe far credere che siamo un popolo fatto come l’interpretazione di Favino? E Crozza, che fa il comico (tra l’altro in tante occasioni è pure bravo), pensa che sulla demonizzazione di una comunità si possa ridere e scherzare? Pensa che faccia bene alla causa anticamorra rappresentare in quel modo un casalese tipo, colorandolo con uno slang che dio sa a cosa fa riferimento e che neutralizza quel barlume di speranza e voglia di riscatto che pure c’è? Si dirà che questo non interessa a nessuno: logico, troppo facile è prendere a calci e pugni chi è già riverso a terra sanguinante.
Il casalese onesto, quello che abita in questo paese, non è assolutamente contro Saviano (come si dice nel filmato), a cui va il merito di aver acceso i riflettori sul fenomeno criminale di queste zone, ma fa rabbia essere presi a schiaffi da un lato dai mass-media nazionali, e dall’altro da chi ha avvelenato per troppo tempo questo territorio. Lo dico in tutta sincerità: è un vero e proprio atto di prepotenza mediatica, una vigliaccheria che non va giù a chi pur vivendo qui e sentendosi casalese, sa come leggere un libro (magari lo sa pure scrivere!), sa articolare un discorso, s’informa, conosce, insegna ai propri figli e fratelli l’importanza delle buone maniere e del rispetto dell’altro, educa alla solidarietà e all’aiuto per chi si trova in difficoltà e all’importanza del lavoro. Con buona pace di Crozza e compagnia (e dei loro autori), che oggi, con questa pagliacciata televisiva, hanno reso un pessimo servizio al paese e alle persone perbene.
Voglio fare un appello: mi rendo disponibile ad accompagnare Crozza e Favino a fare un giro in questa città, farò vedere e conoscere loro casalesi che hanno scritto libri, casalesi poeti, casalesi bravi professionisti, bravi agricoltori e bravi artigiani. Ma questa, come direbbe Carlo Lucarelli, è un’altra storia!
EMILIO LANFRANCO (Pd – Casal di Principe)
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