Asl, la sanità che verrà

di Redazione

ospedaleAVERSA. “La sede legale delle Aziende Sanitarie Locali è definita dalla Giunta Regionale sulla base del criterio del baricentro della popolazione e sulla base della preesistenza di adeguate strutture sanitarie sicchè non vi siano costi aggiuntivi”.

Così recita l’articolo 2 della Delibera di Giunta Regionale avente ad oggetto le “misure straordinarie di razionalizzazione e riqualificazione del Sistema Sanitario Regionale per il rientro del disavanzo” dello scorso 31 ottobre. In pratica, guerra aperta su quale sarà la sede definitiva dell’Azienda Sanitaria che nasce dalla ricongiunzione tra Asl Ce1di Caserta e Asl Ce2 di Aversa. Due grosse strutture che per quanto riguarda il “baricentro della popolazione” potrebbero trovare proprio nell’area dell’agro aversano una giusta sede, visto che probabilmente i dati numerici ci sono tutti.

Ma cosa dirà la politica che conta in provincia, quella casertana, marcianisana, maddalonese, sammaritana, capuana e via dicendo)? Di certo una parola dovrebbe esprimerla anche il primo cittadino di Aversa, Domenico Ciaramella, che è anche l’attuale presidente della Conferenza dei Sindaci, l’organo di proposta e controllo della salute dell’Asl Ce2, in verità fin troppo silenzioso sulla maggior parte delle problematiche di salute registrate ad Aversa e nella sua Asl, ma la sua posizione di appartenenza al centro-destra potrebbe essere motivo per portare la sede proprio a Caserta, città e provincia di centrosinistra.

Con queste misure la Giunta della Regione Campania ha voluto rispondere al “Piano di Rientro triennale dal disavanzo e di riqualificazione e razionalizzazione del Sistema Sanitario Regionale”. In pratica con una cura dimagrante stretta, le Asl della Campania passano dalle attuali 13 alle 8 che verranno (una per ognuna delle provincie di Avellino, Benevento e Caserta, tre a Napoli, due a Salerno). Anche per i Distretti Sanitari la cura sarà non certo indolore, l’attuale bacino di 60.000 abitanti viene esteso a 120.000 abitanti, lasciando per le zone montane ed isole un plafond di 70.000 abitanti.

Una rivoluzione che taglierà la testa di direttori generali, direttori sanitari ed amministrativi di almeno 5 Asl e di decine e decine di direttori di distretti e di primarie responsabili di strutture complesse sparpagliati su tutto il territorio. Anche per gli ospedali la cura è quella solita, tagliare, accorpare, riqualificare, via quindi ospedali e reparti inutili o sotto utilizzati e trasformazione con nuovi reparti di lungodegenza e riabilitazione, riduzione anche in questo caso del numero di primari.

Al momento la delibera deve passare per il Consiglio Regionale, dove pare potrebbe anche non avere una vita del tutto semplice, ma nulla lascia presagire che possa non passare al primo colpo. Tutto questo porterà che dal 1 luglio 2009, piena prossima estate, ci ritroveremo con una nuova sanità regionale. Alle polemiche di queste ultime ore che arrivano dai Centri in provvisorio accreditamento, ormai quasi tutti oltre i tetti di spesa previsti dal Governo e dalla Regione, che minacciano, ormai neanche più velatamente il passaggio all’indiretta, senza che i vertici della Sanità campana dicano una sola parola, si aggiunge ora questo nuovo dilemma.

Il Natale non si preannuncia buono nel pianeta sanità campano, speriamo che a farne le spese non siano solo i poveri pazienti.

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