Centrale, a Pignataro Maggiore tutto si crea e tutto si trasforma

di Antonio Taglialatela

Una centrale termoelettricaPIGNATARO MAGGIORE. Essere stato parlamentare mi crea una certa familiarità ed allo stesso tempo un comprensibile disagio nello scrivere a quanti svolgono un ruolo tanto delicato.

Mi permetto di indicare un episodio tra i tanti, in questa eterna questione dei rifiuti in Campania, che merita attenzione ed esercizio delle prerogative costituzionali di chi è in Parlamento. Il sistema virtuoso dei rifiuti in Campania, come in altre regioni del Paese, resta un obiettivo che si sposta sempre più in avanti nel tempo e si configura come l’orizzonte per il navigante. Mi riferirò anche ad elementi che ogni parlamentare potrà approfondire per suo conto.

Premetto che per quanto attiene la programmazione degli impianti industriali si prevedono inceneritori e centrali a biomasse da costruire. Il numero di tali impianti è dato dalla somma di quelli previsti dal Commissariato straordinario di Governo e da quelli programmati dalla Regione Campania.

Esistono due Piani, che si integrano e che subiscono modifiche in corso di programma. Per ognuno dei ‘Piani’ le ipotesi sono ballerine. In provincia di Napoli si prevedono inceneritori ad Acerra e in Città capoluogo; per il casertano: Santa Maria La Fossa e Villa Literno (gassificatore). Salerno avrà un altro inceneritore. L’assessore regionale Ganapini è perplesso per Santa Maria la Fossa. Ci sarebbero interessi della camorra. Un grande imprenditore guarda a Villa Literno e non disdegna il contributo Cip6. Berlusconi parla di un quinto inceneritore e non ci troviamo col conto, anche perchè, poi, in definitiva, lo stesso Ganapini ricorda che se tutto andasse bene basterebbero soltanto due inceneritori.

Ed eccoci al fatto. La Regione Campania ha finanziato molte centrali per energia rinnovabile, tra cui tre a biomasse. Atena Lucana, Reino, Pignataro Maggiore sono le località prescelte. Energy srl, Energhetic srl, Biopower srl di Caserta sono le società che rispettivamente ‘hanno a cuore’ le centrali. Gli amministratori delle tre società con sedi in Roma hanno alcuni consiglieri di amministrazione in comune. Addirittura in un documento del gruppo di minoranza del consiglio comunale di Pignataro Maggiore, in data 20.03.2008 si afferma che “tra le società Biopower e Energhetic vi è una cointeressenza di partecipativa” che “costituiscono condizioni e limitazioni”.

La centrale prevista a Pignataro dovrebbe bruciare 120mila tonnellate all’anno di biomasse vergini. La produzione di biomasse sarebbe per alcuni di 600.000 tonnellate/anno, per altri ci sarebbe una stima di utilizzo di biomasse pari a circa 3.500.000 tonnellate/anno fatta da un consulente della Regione che è, contemporaneamente, magna pars in una delle Ditte che costruirà quattro impianti.

Ora accade che centrali grandi, come quella prevista a Pignataro, possono bruciare anche rifiuti, dopo aver ricevuto l’autorizzazione, come è già accaduto in Calabria.

Nel documento citato i consiglieri di opposizione elencavano una serie di motivi che, a loro dire, imponevano di fermare i lavori della centrale. Eccone alcuni:

– i terreni sui quali la società Biopower srl chiedeva di costruire la centrale in quanto terreni di propria proprietà non sarebbero stati nella piena disponibilità giuridica della stessa;

– alla conferenza dei servizi convocata in vista dell’autorizzazione poi concessa non fu convocato il consorzio Asi di Caserta;

– assente lo “studio dell’impianto industriale” e imprecisa classificazione della zona interessata; l’Asi Caserta avrebbe dovuto assegnare il terreno al richiedente attraverso procedimenti stabiliti;

– ai 27 enti convocati alla conferenza dei servizi non fu inviato il titolo di proprietà della Biopower srl;

– per la centrale il proponente afferma che “non è previsto l’uso di falde acquifere”. Nella relazione tecnica si dice che il generatore con forno a griglie è raffreddato ad acqua.

– l’impianto è in adiacenza dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa. Il sito è altamente sensibile. L’emissione sonora dell’impianto viola il piano vigente di zonizzazione acustica e quanto permesso in un sito in cui si esercita attività sanitaria; è inoltre prevista la costruzione di un poliambulatorio e la Centrale sarebbe in contrasto con tale sito sensibile;

– la fornitura dei rifiuti per alimentare la centrale, come da contratto, ha provenienza extraregionale, con i danni all’ambiente più che evidenti.

Ulteriori considerazioni sono affidate alla intelligenza dei parlamentari campani e alle loro iniziative con le popolazioni e alla attività ispettiva e legislativa che porranno in essere. La Regione dovrebbe fornire chiarimenti.

Il Comitato Zonale per l’Ambiente teme riconversione. “Il nostro parere – afferma – è che potrebbe essere più conveniente bruciare altri tipi di rifiuti che nulla hanno a che fare con le biomasse”. E se l’idea trovasse gambe?

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