Iniziativa dei “sei”, il Pd scrive ai vertici nazionali

di Redazione

PdSANT’ARPINO. “Il documento sottoscritto da cinque/sei persone indicate quali componenti del direttivo da un consigliere comunale, che dice di essere del Pd, ma è stato eletto in una lista in contrapposizione a quella del Partito Democratico, è del tutto scollegato con la realtà politica di Sant’Arpino”.

Così esordisce il documento inviato dalla sezione cittadina del Pd agli organi nazionali, regionali e provinciali del partito dopo l’iniziativa dei sei componenti del direttivo. “Tale documento fa riferimento a fatti e circostanze , ampiamente superati, tira in ballo persone, ingiustamente, che, con il peso della propria esperienza, stanno dando un contributo da posizioni defilate e nell’interesse precipuo ed esclusivo dell’unità del Partito. E’ sufficiente richiamare l’attenzione degli organi in indirizzo sul documento sottoscritto unitariamente alcuni mesi fa, per comprendere l’assoluta pretestuosità dell’azione dei cinque/sei finalizzata unicamente a creare situazioni di disturbo e di stallo, arrecando un danno di immagine non indifferente all’azione politica del nostro Partito.

Ma quali logiche di privilegio e di accaparramento? Se solo si osservano le diverse soluzioni adottate dal direttivo, garantendo pure gli assenti, ai quali si è riconosciuto una presenza forse anche sovradimensionata, si capisce chiaramente che le loro accuse oltre che pretestuose sono inesistenti. Abbiamo, fin dal primo momento, lavorato per favorire un processo unitario pur scontando le tante difficoltà frapposte ed i continui tentennamenti, motivati – e su questo abbiamo avuto un atteggiamento di responsabilità senza mai forzare gli eventi – dalla difficile posizione che nasce, possiamo dire, con un vizio di origine per l’anomala posizione di chi utilizza questi cinque/sei “inesperti” componenti del direttivo. Infatti, il consigliere di maggioranza che dice di essere del Pd si trova nella “peculiare” situazione di sostenere la maggioranza che amministra il Comune e, quindi, portare avanti un’azione politica contro il gruppo consiliare del Partito Democratico. Qui non si tratta di questioni che riguardano l’anima del Partito. C’è piuttosto da chiedersi se questi sono mai stati del Partito e di conseguenza se da considerare ancora aderenti al nostro Partito.

E poiché il documento “Unità nella chiarezza” poneva con ragionate motivazioni non l’abiura immediata delle loro scelte ma che si cominciasse a lavorare in direzione di un processo unitario, il cui approdo finale, per gli amici che recentemente hanno fatto una scelta diversa, dovrebbe essere non solo la loro piena integrazione e agibilità all’interno del Partito ma anche una più consona collocazione nell’ambito degli schieramenti dei gruppi consiliari, si capisce il perché di questa loro iniziativa. Non si può accettare che si faccia riferimento a “vecchie logiche” nella nostra quotidiana azione politica da parte di coloro che sono in aperto contrasto con le direttive e le norme del nostro Statuto e del Codice Etico.

Da parte di coloro che, a differenza di quanti si sono candidati sotto il simbolo del Partito Democratico e hanno costituito il gruppo Consiliare del Partito Democratico, composto da sette Consiglieri Comunali, e lavorano quotidianamente per il radicamento del nostro partito sul nostro territorio, di fatto non hanno alcuna volontà di costruire il Partito Democratico a Sant’Arpino. L’azione politica da noi intrapresa ha portato e porta esattamente alla costruzione di un processo di partecipazione democratica, al quale sono stati e saranno chiamati sempre tutti gli iscritti, con pari dignità, che hanno scelto e sceglieranno sempre gli organismi dirigenti e con i quali, tutti insieme, portare avanti il progetto di radicamento nel territorio del Partito Democratico.

Il documento dei cinque/sei ci dà l’opportunità di fare, ci auguriamo, chiarezza, con gli organi in indirizzo, ma soprattutto con il Segretario Provinciale, nostro principale interlocutore. La diaspora aperta nel nostro Partito non è come, improvvidamente detto, figlia della ‘sindrome da Sindacato’. Essa è la fredda, determinata azione di chi, non potendo tornare indietro, si inventa nemici inesistenti. Una tecnica vecchia e superata e che non può avere spazio nella società del terzo millennio. Basta scorrere i nomi che fanno parte dell’ufficio politico e della commissione per la garanzia del tesseramento per sbugiardare un’ipotesi priva di fondamenta.

Il Pd alla sconfitta elettorale amministrativa del 2008 non è pervenuto a caso. Dietro quella sconfitta c’era stata un’azione preordinata e che portò ad una coalizione “gigante” costituita da An-Fi-Pci-Sdi-Udeur e sigle inventate contro il Pd che comunque da solo ha ottenuto oltre il 45% dei consensi popolari. Quella coalizione gigante era sostenuta anche da alcuni personaggi che spesso usano o abusano definirsi autorevoli esponenti del Partito Democratico, con incarichi gestionali e politici a livello provinciale!? Si è del Pd, perché si aderisce al progetto politico nazionale del Pd facendo proprio sia lo Statuto, sia il codice etico che le proposte politiche. Ed invece assistiamo al cosiddetto turismo politico,cioè appartengo al Pd solo in determinati territori, quasi come se l’adesione al partito fosse territoriale.

Crediamo che sia giunto il momento di fare una chiarezza totale: i democratici sono democratici in Italia, e speriamo anche in Europa. Non ci può esser più spazio per ogni sorta di ambiguità. I firmatari del documento se solo, per un momento, avessero avuto il dubbio di ripensarci e venire a verificare, avrebbero scoperto che non c’era nulla di preordinato. Il loro è solo un arrampicarsi sugli specchi e noi vorremmo tanto poterci confrontare a viso aperto, discutere in modo da capire dove sta l’errore. E l’errore, pronto a riconoscere il contrario, sta tutto nella protervia di chi ritiene che il direttivo avesse deciso già tutto e, invece, tutto è stato deciso, anche con accenti critici, coniugando metodo e merito.

Per questo chiediamo che gli organi in indirizzo convochino al più presto i firmatari del documento unitamente all’Ufficio Politico per arrivare ad una soluzione definitiva di assoluta chiarezza e senza ombre di ambiguità”.

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