Inchiesta L’Espresso su Stasi, Fecondo: “Confermate le mie perplessità”

di Redazione

Filippo Fecondo MARCIANISE. “Le notizie riportate da L’Espresso, in edicola da venerdì 10 ottobre, e relative ai rapporti dell’ex Prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi, con i massimi vertici della Pdl provinciale e regionale, lasciano sconcertati …

… ma confermano le mie perplessità espresse all’indomani della sua candidatura ed elezione nelle fila del Popolo della Libertà, appena dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale di Marcianise”.

Lo afferma l’ex sindaco di Marcianise Filippo Fecondo in merito all’inchiesta del noto settimanale.

“Uno scioglimento che ha visto una Commissione d’Accesso, inviata appena cinque mesi dopo le elezioni del nuovo Consiglio Comunale, che ha impiegato ben sedici mesi per produrre una relazione che desta molte perplessità per i contenuti vaghi e allusivi. La Commissione d’Accesso ha rassegnato la relazione relativa al Comune di Marcianise il 7 gennaio 2008, l’ultimo giorno di permanenza a Caserta del Prefetto Stasi. Oggi è certo che chi dirigeva la Prefettura in quei mesi non aveva la serenità per farlo con la dovuta obbiettività. Dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale, attraverso un documento pubblico, mi dicevo sicuro che sarei riuscito a comprendere ‘quanto è realmente accaduto e quali sono le ragioni vere sottese ad un così grave provvedimento’. Oggi comincia a delinearsi il clima in cui il provvedimento è maturato e le ragioni vere presto saranno comprese. Voglio soltanto ricordare che nei circa sette anni che ho diretto l’Amministrazione comunale di Marcianise ho utilizzato tutte le mie forze per contribuire al progresso civile della mia Marcianise, città con problemi ma anche con grandi potenzialità, fino a proiettarla su uno scenario addirittura internazionale. Per l’azione pubblica intrapresa a favore della legalità la mia Amministrazione aveva ricevuto attestazioni pubbliche che valicavano i confini locali. Poi all’improvviso lo scioglimento. Tutta la città aspetta oggi di conoscere le ragioni vere di quell’atto”.

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