Scuola, Veltroni attacca. Gelmini: “Nessun licenziamento”

di Antonio Taglialatela

Maria Stella GelminiROMA. Mentre gli studenti italiani protestano contro il decreto Gelmini, il leader del Pd Walter Veltroni lancia un duro attacco al governo.

“So per certo che molte scuole chiuderanno e questa riforma favorirà la dispersione scolastica. Hanno fatto tagli agli unici due settori dove non si dovevano fare: scuola e sicurezza”, dice l’ex candidato premier, per il quale in Italia regna “un brutto clima”. “Cosa vuol dire che un immigrato non può stare in classe con gli italiani, – aggiunge – queste classi differenziate sono un atto di chiusura che farà crescere gli immigrati nell’odio. Non ci si ricorda che noi siamo un Paese di immigrati. Si vuole instillare il seme dell’odio”.

Da parte sua, il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, si difende: “Questo governo sembra essere un governo di sinistra per come ha a cuore i bisogni della gente”. Per il ministro si starebbe operando disinformazione sulla vicenda: “Si raccontano molte bugie: si è detto addirittura che ci saranno 87 mila licenziamenti e che queste persone finiranno negli uffici postali. Non è vero. Non licenzieremo nessuno”. Assurde, secondo la Gelmini, anche le polemiche sulle “classi ponte” per gli immigrati, proposte in una mozione della Lega: “Non si tratta di ghettizzare nessuno ma di affrontare il problema dell’aiuto verso chi viene da un paese straniero: sto cercando risorse per fare dei corsi di lingua italiana per i bambini immigrati in difficoltà”. E sul maestro unico: “E’ una formula – afferma il ministro – che esiste in tutti i paesi europei, mentre il cosiddetto modulo è una anomalia tutta italiana”. Difende anche il voto in condotta (“Non ha volontà sanzionatoria”) ed assicura che non verrà tagliato il tempo pieno: “Durante le ore di lezione ci sarà un solo insegnante e gli altri due saranno ‘spalmati’ in altri orari”.

La Gelmini chiarisce che in Italia il numero degli addetti alla scuola è smisurato e il paese non può permetterselo. “Un milione e 300 mila persone. Questo ha comportato un aumento della spesa negli ultimi 10 anni del 30%, siamo passati da 33 a 43 miliardi di euro”. Non quadrano nemmeno i bilanci secondo il ministro, in particolare nelle università: “Ci sono almeno cinque atenei con i conti fuori controllo. L’università rischia di finire come l’Alitalia e io voglio mettere mano subito a una riforma”.

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