Omicidio Meredith, parlano i legali di Sollecito

di Angela Oliva

Giulia BongiornoPERUGIA. “Noi vogliamo fare la nostra arringa non basandola su parole e presunzioni ma in base a documenti, orari e dati scientifici. Insomma, elementi concreti”.

Lo aveva già annunciato Giulia Bongiorno, legale di Raffaele Sollecito accusato, insieme ad Amanda Knox e a Rudy Hermann Guede, dell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Così, durante la loro arringa davanti al gup Paolo Micheli, gli avvocati dello studente pugliese si sono avvalorati dell’ausilio di un video, di alcune foto scattate sul luogo dell’omicidio e di un manichino. Quest’ultimo elemento è stato utilizzato dalla difesa di Sollecito per dimostrare l’impossibilità che sia stato il loro assistito a sfilare il reggiseno alla povera Mez. Uno degli assistenti dei legali ha, infatti, simulato sul manichino, munito di biancheria intima, l’azione di togliere l’indumento al busto dimostrando all’aula che è praticamente impossibile sfilare il reggiseno toccando solamente i gancetti e mai la stoffa. Secondo gli avvocati, quindi, l’indumento intimo della vittima su cui sono state ritrovate le tracce del Dna di Sollecito sarebbe stato contaminato. L’avvocato Luca Maori, anche lui nel pool difensivo di Sollecito,ha spiegato: “Non ci sono elementi per rinviarlo a giudizio e lo dimostreremo nella nostra arringa dove tutto ciò che è nel fascicolo dell’accusa sarà rivisto e revisionato per dimostrare l’innocenza di Raffaele. Il nostro lavoro di rilettura di elementi presenti nel fascicolo dell’accusa – concludeMaori – sarà incentrato anche su una critica che riguarda anche il lavoro svolto dalla polizia scientifica”.

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