Federalismo fiscale, il sì del Consiglio dei Ministri

di Angela Oliva

Consiglio dei MinistriDopo un’ora e mezza di seduta, il consiglio dei Ministri ha dato il via libera al federalismo fiscale che diviene, così, un disegno di legge.

Dopo l’intesa raggiunta nelle notte con i Comuni, che chiedevano maggiori garanzie al presidente del Consiglio, il testo del Ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli è stato approvato a Palazzo Chigi. In concomitanza al disegno di legge è stato approvato anche un decreto legge che mette a disposizione dei comuni 1 miliardo e 310 milioni di euro che serviranno a regolarizzare le entrate degli enti locali ricompensando le perdite dovute all’abolizione dell’Ici.

“Una riforma storica”

, così ha commentato il ddl il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il quale ha assicurato che in due anni il federalismo fiscale sarà messo in pratica: “Su questa materia c’è un consenso generale, tra le istituzioni più alte della Repubblica, tra i governi locali, tra le forza politiche. – aggiunge Tremonti – Si tratta comunque di un cammino che viene da lontano, dal primo governo Berlusconi. Storicamente, 14 anni sono un tempo breve. Fare il federalismo fiscale, data la Costituzione vigente, era un obbligo e il fatto che ancora non ci fosse non era solo una lacuna, era un vulnus rispetto allo schema costituzionale. Data la cifra e l’intensità del processo, credo sia fondamentale un tempo giusto e saggio, cioè due anni, per i decreti legislativi. – conclude il ministro – Poi, l’entrata in vigore potrà essere ancora differita, se le condizioni lo richiederanno”.

Ovviamente soddisfatto il ministro Calderoli, il quale auspica che si possano abbreviare i tempi: “Mi auguro si possa partire prima. E’ stato fissato un termine che poteva forse essere più contenuto, ma sarebbe stata a rischio la possibilità di concludere entro 24 mesi. Questo non significa che bisogna utilizzarli tutti. Gli interventi di introduzione del federalismo – ha proseguito il leghista – finora stati calati dall’alto, spesso con maggioranze risicate e senza coinvolgere i soggetti interessati, la consultazione dei governi locali è la strada che ha dato maggiori frutti e intendiamo dare seguito a questo cammino del dialogo, continuando il lavoro nel percorso parlamentare e poi sui decreti”.

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