Studenti choc: “Saviano peggio dei clan”

di Redazione

Roberto SavianoSAN CIPRIANO. Critiche allo scrittore dallo Scientifico di San Cipriano d´Aversa. “La prossima volta si farà i fatti suoi. Si dice che lo devono uccidere? Sono fatti suoi”. “Ora nessuno sta più tranquillo. A noi la camorra non ha dato alcun fastidio”

Saviano ha fatto più danni dei clan. Un video testimonia cosa pensano i ragazzi del liceo Scientifico “Fermi” di San Cipriano d´Aversa sullo scrittore minacciato. Interviste-choc: «Ora nessuno sta più tranquillo, a noi la camorra non dà alcun fastidio». Gli investigatori continuano a dare la caccia a Setola. “Repubblica” spiega con i documenti ufficiali perché fu praticamente ritenuto cieco e liberato. Una diagnosi che uno specialista francese boccia ritenendola «una barzelletta».

Fa più danni Roberto Saviano che la camorra. Testimonianze choc dai ragazzi del liceo scientifico “E. Fermi” di San Cipriano di Aversa che, intervistati ai microfoni di Repubblica radio TV, da Giulia Santerini, non hanno avuto alcun dubbio nell´indicare nello scrittore la causa dei disagi che, dicono, si sta vivendo da qualche settimana tra Casal di Principe e i comuni circostanti.

Alle 8 del mattino, quando il cronista si presenta col microfono e la telecamera davanti all´istituto, la prima reazione di alcune centinaia di ragazzi, è quella di scappare. Letteralmente. Ma poi un primo studente rompe il ghiaccio. Ed è l´unico che apprezza Saviano: «Per me è un esempio, perché ha avuto il coraggio di denunciare qualcosa di difficile da combattere». Ma tu senti più coraggio, silenzio o omertà? «C´è molta omertà».

Ecco gli altri, ed è una pioggia di critiche. «La prossima volta si faceva i fatti suoi», fa il primo ragazzo che si avvicina lentamente. «Se stava zitto, stava più sicuro», aggiunge una ragazza. «E´ uno scemo», dice un altro. Perché è uno scemo?, gli viene chiesto. «Perché è meglio che parlava della 167 di Secondigliano invece di parlare della nostra città», dice con aria di sfida. «Se Roberto Saviano non parlava, tutto questo non succedeva stavamo tutti tranquilli», aggiunge subito un´altra studentessa avvicinandosi al microfono.

«Se non ci sono nemmeno i pulmini per venire a scuola – si lamenta un´altra – come dobbiamo fare?». E poi spiega lei stessa: «Alcuni pulmini che trasportavano i ragazzi non erano assicurati e così li hanno tolti. E ora siamo in difficoltà». Domanda seguente: quindi voi dite che l´invasione delle forze dell´ordine, è colpa di Saviano? «Sì, sì». Rispondono in coro i ragazzi disposti a semicerchio intorno alla telecamera che non li inquadra in volto perché tutti minorenni. E´ come se Saviano d´un tratto fosse diventato il parafulmine per tutto ciò che sta accadendo da queste parti. Arriva un altro: «Io non ci credo alle minacce. Per me è un altro fenomeno mediatico, come tutto quello che è successo fino ad ora».

«L´unica cosa che sappiamo è che ora nessuno sta più tranquillo». Perché la camorra vi faceva stare tranquilli? «Sì stavamo tutti tranquilli», è la risposta di una ragazza. Ma la camorra ha inquinato il territorio, spaccia la droga – obietta la cronista di Repubblica radio TV. «Ma non è vero», risponde stizzita una ragazza con le treccine. Ma, insomma, la camorra come si fa a sgominarla? «Secondo me – dice un teen ager – noi non dobbiamo fare niente, perché a noi non da nessun fastidio». Altro intervento: «Ci troviamo con quattro posti di blocco ogni mattina fuori all´istituto. L´esercito non fa male alla camorra, fa male a noi». I giudizi si assomigliano tutti. Protestano: «I militari fermano i ragazzi sui motorini e chi non sta a posto ci va per sotto».

Saviano, dicono in coro, ha di fatto portato tutta l´attenzione su Casal di Principe: «Se prima non ci conosceva nessuno, ora ci conoscono tutti quanti per le nostre cose negative. Se venivano qualche mese prima, potevano vedere gli abitanti di San Cipriano e Casal di Principe, quindicimila persone, dietro la madonna per la festa religiosa». I genitori accompagnano i figli ma non si fermano. Una signora dice soltanto. «Non voglio commentare niente».

Si avvicina un altro giovane: è tra quelli che vuole dimostrare di saperla lunga: «Roberto Saviano è una pedina in mano allo Stato. E´ stato sfruttato e adesso è stato abbandonato. Verrà ucciso dai servizi segreti e la colpa ricadrà su di noi». Intanto suona la campanella. I ragazzi si affrettano ad entrare. Il microfono è ancora aperto: c´è qualcuno che vuole dire qualcosa a favore di Saviano? La domanda viene ripetuta ad alta voce un paio di volte. Inutilmente. Non si fa avanti nessuno. Sono le 8,30. Il cancello sta per chiudere. Tra gli ultimi che entrano, due ragazzi con il motorino. Sono senza casco.
La Repubblica (Raffaele Sardo)


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