Due fratelli colletti bianchi tra politica, imprenditori e amicizie sospette

di Redazione

Enzo Natale
CASAL DI PRINCIPE. Mario, avvocato penalista, padre di un consigliere comunale (Fi) di Casal di Principe e, secondo l’accusa, prestanome dei casalesi. Vincenzo, esponente di spicco del Pd casertano, ……

Enrico Maria Natale …. vicepresidente del consorzio Asi di Marcianise, padre di un consigliere comunale (Pd) di Santa Maria Capua Vetere e mediatore, sempre secondo l’accusa, tra il clan e gli imprenditori costretti a pagare la tangenteI fratelli Natale sono i personaggi più interessanti di quest’inchiesta. Mario è stato arrestato nel blitz di ieri mattina; gli uomini del Gico della Guardia di Finanza gli hanno sequestrato beni per più di due milioni e mezzo. La Ferrari 550 Maranello è quello che più colpisce, ma ci sono anche coltivazioni di tabacco in Campania e Lazio, terreni, fabbricati, aziende agricole, allevamenti bovini. Vincenzo Natale, in passato capo della segreteria dell’onorevole Vincenzo Scotti, è invece indagato; gli sono state sequestrate le quote di due sale bingo, una a Roma, l’altra in provincia di Napoli. Il nome di Mario Natale non è nuovo per chi segue le vicende dei casalesi: è legato, infatti, alle vicende dell’Albanova Calcio, la squadra di Casal di Principe che, scrive il gip nell’ordinanza, «era uno dei giocattoli preferiti del clan». Racconta il 15 marzo 2007 il pentito Luigi Diana: «Se parliamo della stessa persona, questo Mario è stato prestanome del clan dei casalesi. In origine, l’avvocato Mario Natale era titolare di un tabacchificio in zona Pignataro Maggiore. Alla fine del 1993, parlando con i miei compagni e in particolare con Bidognetti Aniello, venni a sapere che nell’Albanova calcio avevano cambiato i dirigenti. Era stato tolto Passarelli Dante, il cui nome cominciava evidentemente ad essere noto alle forze dell’ordine, ed era stato sostituito con questo Natale Mario, il quale era chiaramente prestanome del clan dei casalesi, vero proprietario dell’Albanova

Mario NataleÈ solo indagato, ma gravato da sospetti pesanti e imbarazzanti, Vincenzo Natale, che un anno fa fu eletto nella costituente regionale del Partito democratico. Nell’ordinanza, in particolare, figura un’intercettazione ambientale che risale all’estate di sette anni fa. Arrafaine Araia, amministratore delegato della società consortile per azioni «Sviluppo Volturno Nord» di Capua, aveva ricevuto la richiesta di una tangente. Nel suo ufficio, dove erano state installate le cimici, si presentò Vincenzo Natale: il suo ruolo, dicono i magistrati, era quello di mediare. Nella conversazione si parla di giornali, «questi giornali del c…»; poi Natale riceve una telefonata dal fratello Mario e, quando finisce di parlare, dice ad Araia: «Il professore ti vuole un po’ incontrare». «Chi professore?». «Eh… Il professore. Un professore universitario ». «Va bene, mi fa piacere conoscerlo ». «Sono gente che hanno cervello e hanno pure le palle… Vai a prendere il caffè, tanto vai con mio fratello, con l’avvocato. Lo conosci l’avvocato? Quello con la barba. Vai un attimo con lui, è qua vicino». L’incontro avverrà di lì a qualche giorno, come si evince da una telefonata intercettata il 3 settembre di quell’anno: «Dopodomani — dice Natale ad Araia — puoi farti quella passeggiata nel pomeriggio. Te lo confermo già adesso». «Verso le cinque di mercoledì». «Eh, passo io di là e vai con mio fratello». Già nel 1993, del resto, il pentito Carmine Schiavone aveva parlato agli investigatori dei fratelli Natale, spiegando che tramite loro aveva conosciuto e cominciato a frequentare l’onorevole Vincenzo Scotti (ovviamente del tutto estraneo a questa vicenda): «Ho avuto un rapporto diretto con l’onorevole Vincenzo Scotti fin dal 1972. Lo conobbi per il tramite dell’avvocato Mario Natale e del fratello di questi, Vincenzo. Si tratta di persone di Casale che abitano vicino a casa mia e che erano molto vicine all’onorevole». Abbiamo contattato al telefono Vincenzo Natale, che ha risposto dicendosi impegnato in una riunione molto delicata e ci ha invitati a richiamare dopo mezz’ora. Dopo mezz’ora, però, e fino a tarda sera, non ha più risposto.
Corriere del Mezzogiorno (Titti Beneduce)

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