Decreto Gelmini, lettera aperta di Caputo agli studenti campani

di Redazione

Nicola CaputoNAPOLI. “Faccio i miei auguri all’onda pacifica che in questi giorni ha manifestato in tutta Italia e che il 30 sfilerà a Roma contro il decreto Gelmini.

Così il vicepresidente del gruppo Pd al consiglio regionale, Nicola Caputo, in una lettera aperta agli studenti campani e casertani, interviene sul decreto nel giorno della sua approvazione al Senato. “Questo progetto culturale di modifica dell’ordinamento della scuola – aggiunge Caputo – parte da lontano, ma è attraverso gli articoli 64 e 66 della Legge 133 di quest’estate e con il Ddl 137 in discussione in Parlamento in questi giorni che vuole manifestare tutta la sua forza distruttrice. E’ importante sottolineare il legame netto tra i due provvedimenti. Non è sufficiente chiedere il ritiro del DDL Gelmini, ma è fondamentale anche chiedere l’abrogazione dell’art.64 della 133, perchè è in questo punto che si concentra il progetto del governo. Infatti è qui che si prevedono: gli 8 miliardi di euro di tagli in tre anni, la riduzione di 87400 posti di lavoro per i docenti e di 44500 per il personale Ata, l’aumento degli alunni per classe, la chiusura degli istituti “sottodimensionati”, l’abolizione del tempo pieno, la modifica degli indirizzi delle superiori. Proprio il taglio degli istituti “sottodimensionati” è la cosa che più mi preoccupa, – continua Caputo – il territorio della provincia di Caserta, in particolare l’Alto casertano sono costellati da piccoli centri abitati disseminati in una vasta area, cancellare gli istituti con meno alunni, sarebbe un grave colpo a tutte queste popolazioni. Bisogna garantire l’istruzione anche in presenza di pochi alunni, questo è un principio democratico non sottoponibile a esigenze finanziarie”.

Poi l’esponente del Pd campano chiede a tutti gli studenti casertani di, “partecipare alle manifestazioni a Roma in modo pacifico, indossando il nastro fucsia simbolo della lotta contro le camorra. Fucsia dal colore, dei coltelli del libro di Saviano”.

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