Gli scout aversani chiedono aiuto alla Diocesi

di Nicola Rosselli

scoutAVERSA. Si è tinto di azzurro il Parco Pozzi nella mattinata di domenica, con i due gruppi scout dell’Agesci, Aversa I e II, che hanno inaugurato l’anno sociale in quello che è rimasto l’unico (seppure mal tenuto) polmone verde cittadino.

Gli scout aversani hanno una storia ultracinquantennale ed hanno formato decine e decine di generazioni contribuendo alla loro crescita non solo culturale, ma anche soprattutto sociale e civile. E tantissimi di essi hanno dato lustro alla nostra città non solo in campo locale, ma anche nazionale. Attualmente i due gruppi raccolgono poco meno di duecento tra i giovanissimi lupetti e coccinelle e i “grandi” riuniti nella Comunità Capi. Entrambi i gruppi sono di ispirazione cattolica. Infatti, quella “C” in Agisci sta a significare proprio questa appartenenza. Ma la Chiesa locale non risponde alle esigenze dei ragazzi con la stessa intensità. In particolare, i giovani dell’Aversa II sono ospitati nella vecchia chiesa sconsacrata di Santa Maria del Popolo, dove, in pratica, ballano, letteralmente, con decine di topi. La Diocesi, pur avendo un patrimonio immobiliare vastissimo, non trova una sede alternativa per questi ragazzi. Inoltre, il gruppo aveva tentato di fittare dei locali presso l’Asl Ce2 nella vecchia “Maddalena”, ma la pratica, durante il passaggio di consegne tra i due direttori, avvenuto ad inizio anno, è inspiegabilmente naufragata. I capi cercano in tutti i modi di sopperire alle carenze, ma non ci riescono e non intendono dar fastidio più di tanto. Ma i genitori, tra i quali il sottoscritto, non possono rimanere inerti davanti all’ennesimo caso di mancanza di sensibilità. Altre parole e considerazioni sono inutili.

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