Discarica di via Piro inizia la bonifica da due milioni di euro

di Redazione

DiscaricaTEVEROLA. Dopo numerosi proclami e annunci puntualmente rimasti nel limbo delle buone intenzioni, sarà finalmente avviata la bonifica di via Piro, l’arteria di confine fra Casaluce e Teverola, che da anni ormai subisce i danni provenienti da sistematici scarichi illeciti di rifiuti.

Pneumatici, lastre di eternit, guaine bituminose, materiali di risulta delle attività conciaria e tessile, fanghi industriali: oggi via Piro, sede di un insediamento rom, dove vivono circa quaranta persone fra adulti e bambini, si presenta come una discarica a cielo aperto. L’apice del degrado si raggiunge sotto i piloni della superstrada Nola – Villa Literno. Qui, nell’area delimitata da una recinzione (un fallimentare deterrente voluto dai commissari prefettizi insediatasi al Comune di Casaluce, dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione camorristica), esistono montagne altissime di rifiuti. Gli incendi sono frequenti e la salute di aria, acqua e suolo, attualmente al centro di un progetto di monitoraggio ambientale che vede in prima linea anche l’Asl Ce/2 e il settore Ecologia della Provincia di Caserta, è gravemente compromessa. Dopo il recente sopralluogo congiunto del commissariato di governo per l’emergenza rifiuti e dell’Arpac, l’agenzia regionale per la protezione ambientale che ha provveduto alla caratterizzazione del sito, si è disposto l’urgente risanamento dell’area. I lavori, nelle mani della società Jacorossi, inizieranno oggi in maniera ufficiale. Sei mesi di tempo e due milioni di euro saranno richiesti dalla bonifica del tratto stradale che, innestandosi nei terreni vicini al corso d’acqua artificiale dei Regi lagni, si estende per una lunghezza di quattro chilometri. A supportare l’intervento commissariale, sarà anche il Comune di Casaluce con lo smaltimento del cemento-amianto e con la messa a disposizione dei mezzi di raccolta. In attesa di rivedere ripristinata la normalità della strada che attraversa i campi coltivati a frutteti e a vigneti (in questa fascia territoriale, si ergono gli alti filari di Asprinio, l’uva con la quale si realizza l’omonimo vino tipico dell’Aversano), c’è anche chi manifesta un certo scetticismo. «Ben venga la bonifica, ma sia chiaro – osserva Antonio Graziano dei Verdi – se manca il controllo del territorio, non c’è risanamento che possa durare nel tempo. Prima o poi l’azione degli eco criminali si reitera».

Il Mattino (ALESSANDRA TOMMASINO)

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