Gli “sponsor della fede”

di Redazione

 LUSCIANO. La mercificazione della spiritualità è un dato di fatto nella società moderna e nemmeno i più intransigenti sembrano farci ormai caso.

Eppure si avverte uno strano turbamento nel constatare come il materialismo si sia fatto strada anche in quei contesti che maggiormente dovrebbero essere ancorati ai valori di una fede autentica. Più precisamente ci si riferisce alle piccole realtà locali, come il paese di Lusciano. L’occasione di verificare un simile mutamento dei costumi religiosi si presenta semplicemente sfogliando un libretto distribuito in questi giorni in vari punti del paese. Si tratta del libello della festa del santo patrono, contenente il programma dei festeggiamenti. Pagina dopo pagina, il colpo d’occhio è immediato: la scaletta degli eventi è letteralmente affogata in un fiume di sponsor. Volendo essere precisi, su un totale di trenta pagine, se ne contano ben 21 di pubblicità, ovvero il 70%. Se non fosse per la copertina contenente l’effigie del Santo si potrebbe facilmente scambiare l’opuscolo per una brochure di un centro commerciale. Il motivo di questa scelta è evidente: il comitato non raccoglie soldi a sufficienza per finanziare concerti e luminarie e chiede pertanto aiuto agli esercizi commerciali per sopperire alla mancanza di mezzi. In cambio offre pubblicità sul programma. Non altrettanto palese risulta, tuttavia, il senso di questa trovata. Infatti, se i festeggiamenti sono religiosi, non si giustifica una campagna di marketing e raccolta fondi per eventi che non sono in alcun modo connessi al culto del Santo; tantomeno sono condivisibili i motivi che portano a produrre scempiaggini come il libretto “religioso-commerciale” in questione. Non volendo fare del moralismo ci si sente unicamente in dovere di sottolineare che, indipendentemente dalla sua liceità, è giusto che ogni cosa sia chiamata col suo vero nome: i “circensem” della plebe romana devono essere così chiamati, anziché passare per “solenni festeggiamenti”.

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