La strategia “svuota carceri” di Alfano

di Redazione

il ministro AlfanoROMA. “Indulto – seconda parte”. Così potrebbe intitolarsi il piano del governo, anticipato oggi da Repubblica,per “svuotare” i penitenziari italiani afflitti da un grave sovraffollamento.

Ben 7.400 detenuti, di cui 3.300 stranieri e 4.100 italiani, presto potrebbero uscire, almeno stando alle intenzioni del ministro della Giustizia Angelino Alfano e del direttore delle carceri Franco Ionta. Gli stranieri verrebbero rimandati ai paesi di origine mentre gli italiani passerebbero ai domiciliari con un braccialetto elettronico alla caviglia per controllarne gli spostamenti. Si tratta, nel complesso, di persone che devono finire di scontare due anni di pena per “delitti che non suscitano allarme sociale”.

Per gli stranieri, in realtà, non verrebbe fatto altro che applicare la legge Bossi-Fini che, all’articolo 16, recita: “Il magistrato di sorveglianza può disporre l’espulsione dello straniero identificato che deve scontare una pena residua non superiore a due anni”. Perché allora sono rimasti in Italia? Dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) rispondono: “A causa di Tribunali di sorveglianza restii, paesi stranieri non disponibili all’accoglimento, identificazione difficile”.

Mentre per gli italiani si applicherebbe l’articolo 47 dell’ordinamento penitenziario: “…la detenzione domiciliare può essere applicata per una pena non superiore ai due anni, anche se costituisce la parte residua di una pena maggiore”. Nonché l’articolo 275 del codice di procedura che consente l’uso dei “mezzi elettronici”, nella circostanza il “braccialetto”, a patto che l’interessato dia il consenso. E proprio sul “consenso” il direttore Franco Ionta chiede una modifica: eliminarlo e rendere il braccialetto un obbligo per chi è assegnato ai domiciliari.

Tuttavia, Alfano e Ionta dovranno fare i conti con le eventuali barriere che potrebbero innalzare partiti come Lega e Alleanza Nazionale.

Secondo i dati del Dap, ad agosto 2008 nelle 205 carceri italiane erano quasi 56mila i detenuti, ma il numero è destinato a toccare quota 67mila nel giro di un anno, poiché in media ogni mese sono circa mille le persone che finiscono in cella.

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