21 settembre 1990, assassinio del giudice Rosario Livatino

di Redazione

Rosario LivatinoAccadde Oggi. Francesco Cossiga lo definì il giudice ragazzino, ma Rosario Angelo Livatino, magistrato in Sicilia, aveva veramente fatto salti da gigante per arrivare ai vertici della carriera.

Nato nel 1952, si laurea nel 1975 in giurisprudenza, ma già nel 1978 lo ritroviamo in magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta. Nel 1979 è sostituto procuratore ad Agrigento, quindi nel 1989 è giudice a latere. Mette le mani nella tangentopoli siciliana, adotta la confisca dei beni e colpisce numerosi “capi” storici della mafia locale. Il 21 settembre del 1990, da solo e senza scorta nella sua Ford rossa, va in Tribunale percorrendo la Strada Statale 660, ha 39 anni, quattro sicari lo affiancano e lo massacrano, sono uomini della Stidda agrigentina in forte contrasto con Cosa Nostra. Per LIvatino è oggetto di una pioggia di fuoco, riesce ad uscire dall’auto e tenta di mettersi in salvo, viene raggiunto , due colpi al braccio destro, uno alla tempia destra e l’ultimo in bocca, chiudono la vita di questo servitore dello Stato. Sul viadotto di San Benedetto arrivano da Palermo Giovanni Falcone e da Marsala Paolo Borsellino. Per Livatino è in corso una causa di beatificazione e lo stesso Papa Paolo Giovanni II lo definì “martire della giustizia ed indirettamente della fede”.

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