Docenti precari: “Politici e sindacalisti non si interessano di noi”

di Redazione

precariCASERTA. Il Comitato dei Docenti Precari della Provincia di Caserta non si arrende e continua la battaglia della contestazione contro quella che ritiene la “giostra delle assegnazioni provvisorie riconosciute con estrema superficialità da parte dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Caserta”.

Un provvedimento che, secondo i prof, avrebbe consentito “un controesodo di docenti smisurato rispetto alle effettive disponibilità di fatto”. La scorsa settimana vi è stato un incontro in Prefettura, del cui esito ancora non si hanno notizie.

Nel frattempo, i docenti attaccano politici casertani e sindacati: “I politici della provincia non si interessano della vicenda, mostrando la più assoluta indifferenza verso un gruppo che sta tentando di credere in determinati principi (legalità e trasparenza), vocaboli, forse, sconosciuti nel nostro territorio. Per quanto riguarda le organizzazioni sindacali, ormai scomparse completamente, si vedono i loro volti solo sui giornali, forse sono unicamente attratti dal gossip giornalistico”. Solo una associazione indipendente (“Gilda”), dicono i docenti, ha manifestato la propria disponibilità ad ascoltare e diffondere il loro grido di allarme e il loro desiderio “di avere giustizia per quanto accaduto, vedendosi riconoscere il proprio diritto al lavoro, sopraffatto da brogli e raggiri”.

Intanto, il sit-in del gruppo si è trasferito in altra sede e proseguirà con altre metodologie unicamente per motivi di sicurezza dei docenti, in considerazione anche di quanto accaduto durante la scorsa notte, quando un lancio di sacchetti di rifiuti ed oggetti metallici, ad opera di ignoti, ha mandato in frantumi il parabrezza di una autovettura parcheggiata in prossimità del sit-in e di proprietà di una delle docenti precarie appartenenti al comitato.

Nel pomeriggio di domani si terrà un nuovo incontro di aggiornamento. Il Comitato, pur volendo comprendere ma non condividere le esigenze di bilancio che hanno determinato i forti tagli alla scuola pubblica e le necessità “numerarie” che hanno fatto risorgere “il maestro unico”, non si spiega come sia possibile “continuare a vedere negli organici della pubblica istruzione taluni Dirigenti che, pur dichiarando di non avere competenze su tematiche di politica scolastica di livello generale, proseguono indisturbati la ‘mala gestio’ di un pubblico servizio. Nel settore privato – spiegano – una siffatta dichiarazione rappresenterebbe la premessa alle dimissioni”.

Pertanto, i docenti invitano il ministro Gelmini a computare tra i costi del Miur non solo gli stipendi esigui dei docenti e del personale Ata, ma anche “le retribuzioni ed i premi riconosciuti al personale cospicuo delle ‘strutture amministrative’, ovvero degli ‘Stipendifici scolastici provinciali e regionali’ della Pubblica Istruzione”.

E concludono: “Gli impiegati ‘fannulloni’ non vanno, quindi, ricercati nelle aule delle scuole, ma nei palazzi del potere dove si decide la sorte di chi onestamente ha cercato invano una ‘sopravvivenza’ dignitosa”.

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