I Casalesi fanno strage nel casertano: sette morti

di Antonio Taglialatela

 CASAL DI PRINCIPE. Il clan dei Casalesi torna a sparare e a far “ricordare” chi è che “comanda” nella loro zona e, quindi, chi è che gestisce gli affari illeciti, come lo spaccio di droga.

E stavolta sono sette i morti in due agguati compiuti nel giro di un’ora. Il primo, intorno alle 21 di ieri, a Baia Verde, frazione del Comune di Castel Volturno, sul litorale domizio, dove è stato ucciso Antonio Celiento, 53 anni, titolare di una sala giochi in via Giorgio Vasari e ritenuto affiliato al clan Schiavone, una delle fazioni dei Casalesi. Poi, circa venti minuti dopo e qualche chilometro più avanti, sempre sul litorale domizio, a Varcaturo, frazione di Giugliano (Napoli), i sicari hanno esploso oltre ottanta colpi di pistola e mitraglietta contro alcuni extracomunitari davanti al negozio “Ob Ob exotic Fashions”, una sartoria gestita da africani. Restavano uccisi tre ghanesi, un liberiano e uno del Togo, mentre un altro liberiano è morto stamani in ospedale, dove c’è ancora un altro straniero in gravi condizioni. Tra i morti un giovane di colore che era a bordo di un’auto ferma lì vicino, ritrovato ancora seduto al volante con la cintura di sicurezza allacciata, e un altro freddato a pochi passi dalla vettura. I bossoli corrispondono a quelli ritrovati a Baia Verde: i due agguati, dunque, erano collegati.

Sul posto sono giunti il coordinatore della Dda di Napoli Franco Roberti, agenti della Squadra Mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Rodolfo Ruperti, e i carabinieri del comando provinciale diretti dal colonnello Carmelo Burgio. Una folla di extracomunitari ha aggredito le forze dell’ordine al loro arrivo, altri però hanno collaborato e riferito di aver visto un’auto dotata di lampeggiante con quattro persone a bordo che indossavano giubbotti con la scritta “carabinieri”. Nella notte, lungo la statale Nola-Villa Literno è stata ritrovata un’auto bruciata, probabilmente quella usata per i due agguati. All’alba sono state perquisite le case di molti spacciatori di origine africana. Interrogati anche alcuni pregiudicati affiliati ai Casalesi, anche se finora non si registra alcun fermo.

Una strage verificatasi in un territorio molto popolato da extracomunitari africani e tristemente noto per la fiorente attività di spaccio di stupefacenti. Forse le persone “punite” si sono rifiutate di sottostare al clan e pagare una tangente sullo spaccio.

Già nell’agosto scorso c’era stato un avvertimento: il 4 agosto due albanesi, con precedenti per spaccio di stupefacenti, veniva freddati dinanzi a Castelvolturno dinanzi al bar ‘Kubana Club’.

Diverse motivazioni perl’altro gguatodel successivo18 agosto, sempre nella cittadina litoranea con cinque nigeriani feriti gravemente ma sopravvissuti ai colpi dei sicari esplosi contro porte e finestre della loro abitazione in via Cesare Battisti. Si trattava dei familiari di Teddy Egonwman, residente dell’associazione dei nigeriani campani, conosciuto per la sua campagna contro lo sfruttamento della prostituzione, la cui azione a tutela delle ragazze di colore avrebbe infastidito il clan o gli stessi connazionali che le costringono alla strada.

Intanto, il capo della Polizia Antonio Manganelli ha inviato a Caserta il capo della Direzione anticrimine centrale, Francesco Gratteri, e un pool di investigatori esperti di criminalità organizzata, tenendo costantemente informato il ministro dell’Interno Roberto Maroni su quanto accaduto e sui primi sviluppi delle indagini avviate sul territorio.

Il prefetto di Caserta, Ezio Monaco, ha convocato per la tarda mattinata di oggi una riunione straordinaria del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, a cui prenderà parte anche il dottor Roberti, che coordina le indagini affidate alla Squadra Mobile di Caserta ed al commissariato di polizia di Castel Volturno.

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