27 agosto 1999: a Recife muore Helder Camara il Vescovo dei poveri

di Redazione

Helder CamaraAccadde oggi. L’Osservatore Romano lo chiamerà il San Francesco del XX secolo, ma Helder Camara, senza etichette ed appellativi resta uno dei grandi personaggi dell’America Latina e del mondo intero, un personaggio scomodo, con il quale diventa facile avere a che fare da morto.

Nato da una famiglia poverissima a Fortaleza in Brasile nel 1909, viene ordinato sacerdote a soli 22 anni, grazie ad una dispensa della Santa Sede, visto che bisognava avere almeno 24 anni, sarà poi vescovo, arcivescovo, cardinale. Da subito vicino alla gente delle favelas, non distoglierà mai lo sguardo da questa sua missione fondamentale. “La prima violenza è la miseria”, uno dei suoi credo e combatterà per tutta la vita per tale convinzione. Uomo colto e di capacità organizzative eccezionali nel 1953 viene nominato Ministro dell’Istruzione nello Stato di Garà, continuerà ad essere sacerdote e politico organizzatore per tanto tempo, poi deciderà per la svolta definitiva allorquando gli viene proposto di diventare Ministro dell’Istruzione del Brasile o sindaco di Rio de Janeiro, rifiuterà entrambi gli incarichi e si immergerà totalmente nella sua particolare lotta per far emergere i deboli. Subirà le minacce e le paure degli autori del colpo di stato, ma mai si piegherà, nonostante gli arresti e le torture della sua gente. Diventa uno degli interlocutori cardine del Concilio Vaticano II, dove presenta insieme ai vescovi dell’aree depresse la “opzione preferenziale per i poveri”. Fautore della Teologia della Liberazione si spegne il 27 agosto del 1999 a Recife, in una povera casetta, dove ancora erano visibili i buchi delle mitragliatrici che avevano cercato di intimorirlo, “noi speriamo contro ogni speranza”, il suo credo di acciaio per la guerra contro la povertà e contro chi a questa povertà assiste silente.


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