Ossezia, scambio di accuse Russia-Georgia. Bush duro con Mosca

di Antonio Taglialatela

 TBILISI. Lo stop all’offensiva russa e l’accordo in sei punti predisposto ieri pomeriggio tra il presidente russo Dmitri Medvedev, il premier Vladimir Putin e il presidente francese Nicolas Sarkozy non pongono fine ai reciproci scambi di accuse tra Russia e Georgia.

E pensare che la mattinata era iniziata bene, con il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che ha dichiarato di accettare la modifica apportata da Tbilisi sul sesto punto dell’accordo, che elimina la menzione diretta alle questioni dello status di Abkhazia e Ossezia del sud, anche se lo stesso Lavrov ha sottolineato: “Certamente la questione non può essere accantonata”. Poi è ricominciato, almeno solo in modo verbale, il conflitto. Prima con Mosca, proprio attraverso Lavrov, che ha accusato i soldati georgiani di essersi “dimostrati traditori e vigliacchi, sparando sui loro commilitoni russi in Ossezia del sud” e di non volerli in forza ai cosiddetti “peacekeeper. Lavrov poi ha ritenuto che le spese di ricostruzione in Ossezia del Sud devono essere sostenute dalla Georgia, ossia “dall’aggressore”, dopo che “Mosca ha stanziato una considerevole quantità di fondi allo scopo”. Di tutta risposta, il presidente georgiano Saakashvili ha accusato la Russia di violare il cessate il fuoco e di avere ancora uomini armati a Gori, città al confine con l’Ossezia del sud: “Le truppe di Mosca continuano le loro operazioni”.Alcuni testimoni hanno parlato di carri armati russi presenti nelle strade di Gori. Le fonti hanno detto anche che la popolazione denuncia che gruppi di infiltrati (sospettati di essere miliziani osseti ma anche ceceni) stanno saccheggiando case, dando fuoco e devastando. Gli abitanti che si ribellano vengono uccisi, hanno detto le fonti. Puntuale l’ennesima smentita di Mosca: un portavoceha spiegato che a Gori ci sono dei “peacekeeper” che stanno portando via mezzi e munizioni da un deposito militare dell’esercito georgiano.

Poi si è fatta la “conta” dei morti: la Russia ha annunciato di voler aprire un’inchiesta sul “genocidio” perpetrato dalla Georgia, mentre il governo di Tbilisi ha denunciato 165 vittime tra i proprio connazionali.

Una buona notizia, tuttavia, è giunta nel pomeriggio: primo contatto Russia-Georgia, con il ministro degli esteri russo Lavrov e la sua collega georgiana Eka Theshelashvili che hanno discusso al telefono sul piano di pace.

Intanto, il presidenteucrainoViktor Yushchenko, dopo aver offerto solidarietà alla Georgia, ha decretato restrizioni alla flotta russa del mar Nero. Forti le critiche di Mosca.

Dall’Unione Europea, il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, presidente di turno, ha dichiarato che l’Ue è pronta a sostenere la pace in Georgia, anche con un impegno “sul terreno”, spiegando però che non si tratta di un esercito ma di un gruppo di “osservatori”.

Nel pomeriggio, il presidente americano George W. Bush, parlando dalla Casa Bianca, ha annunciato che il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice andrà a Parigi e a Tbilisi, come era stato chiesto in giornata dal presidente georgiano Saakashvili. Bush ha espresso dubbi sull’effettivo ritiro delle truppe russe dalla Georgia e auspicato che “la Russia rispetti il patto di pace, ritirando quindi i propri soldati, e che rispetti la sovranità territoriale della Georgia”. Duro il commento del presidente Usa sull’atteggiamento di Mosca: “Con la campagna militare in Georgia, la Russia ha messo a rischio le sue aspirazioni di integrazione nel sistema diplomatico ed economico internazionale”.

Confermata, nel frattempo, per martedì la riunione dei ministri degli esteri della Nato, richiesta dagli Usa.

Sul fronte degli aiuti umanitari, Bush ha annunciato l’invio di aerei americani. Anche dalla Grecia, un aereo C130 dell’esercito ellenico, carico di aiuti umanitari, raggiungerà Tbilisi.

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