Ossezia: esplode conflitto tra Georgia e Russia

di Antonio Taglialatela

Razzi lanciati in Ossezia (foto Reuters)MOSCA. Esplode il conflitto tra la Georgia e la provincia separatista filo-russa della Ossezia del Sud.

Dopo che nei giorni scorsi le parti si erano accusate reciprocamente di aver ucciso e ferito dei propri cittadini, l’esercito georgiano ha invaso l’Ossezia e sarebbero già centinaia i morti provocati dai bombardamenti, secondo le agenzie russe. Nella notte aerei da combattimento georgiani hanno bombardato le postazioni dei separatisti della provincia, nel villaggio di Tkverneti, mentre dalle prime luci dell’alba sono in corso scontri a fuoco tra le truppe di Tbilisi e i ribelli a Tskhinvali. Il governo georgiano guidato dal presidente Mikhail Saakasvhili ha giustificato l’operazione militare come una risposta al “regime criminale” dei separatisti, tesa a “ripristinare l’ordine”. Per Marat Koupakhmetov, capo dei militari russi della forza di interposizione, il capoluogo osseto Tskhinvali “è stato quasi completamente distrutto” dai bombardamenti georgiani.

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha poi lanciato una pesante accusa: “I soldati della forza di pace georgiana hanno sparato sui colleghi russi. In Sud Ossezia stanno morendo civili, donne, bambini, anziani e la maggioranza di loro hanno la cittadinanza russa”. Intanto, proprio la Russia ha lanciato un proprio raid a Kareli, a un centinaio di chilometri dalla capitale georgiana: tre mig avrebbero iolato lo spazio aereo georgiano e uno di essi avrebbe lanciato due bombe, ha riferito il governo georgiano annunciando alcuni feriti tra i civili. Secondo alcune fonti georgiane, due aerei russi sarebbero stati abbattuti, ma da Mosca nessuna conferma. Nelle prossime ore potrebbero verificarsi anche scontri su terra, visto che carri armati e truppe russe sono diretti in Ossezia del Sud, come riferisce France Presse.

“Le azioni aggressive della Georgia verso l’Ossezia del sud provocheranno azioni di risposta”, ha minacciato il premier russo Vladimir Putin da Pechino, dove si trova per la cerimonia olimpica, che ha inviato la comunità degli Stati indipendenti a “intraprendere sforzi per la cessazione delle ostilità da parte della Georgia”. Dalla capitale cinese, Putin ha informato il presidente americano George W. Bush che volontari russi sono pronti a partire per l’Ossezia e che sarebbe “difficile trattenerli”.

Il conflitto, tra l’altro, con la ritorsione aerea russa, rischia di ampliarsi all’altra provincia separatista filorussa dell’Abkhazia, già “avvertita” dalla Georgia di tenersi fuori dalla questione.

Nella notte si è riunito in seduta straordinaria straordinaria il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York, ma al momento non si è arrivati ad una dichiarazione congiunta sul cessate il fuoco. Usa e Gran Bretagna, assieme ad altri Paesi, hanno rifiutato di votare un documento in cui si chiedeva a tutte le parti del conflitto di “rinunciare all’uso della forza”. L’ambasciatore russo ha commentato che la posizione occidentale è “un grave errore di giudizio”.

Durante l’era sovietica l’Ossezia forma un’unica provincia autonoma all’interno dell’area caucasica e solo dopo la dissoluzione dell’Urss viene suddivisa in Ossezia del Nord e del Sud. La parte settentrionale resta sotto il controllo russo mentre la parte meridionale (un’area di 3.900 chilometri quadrati con una popolazione stimata oggi in 70.000 abitanti) entra a far parte della Repubblica di Georgia (capitale Tbilisi). Nel 1991 la Georgia dichiara il georgiano unica lingua ufficiale del paese e abolisce di fatto il bilinguismo con il russo parlato in Ossezia del Sud, dando nuovo vigore al separatismo della regione e alimentando rivendicazioni nazionaliste. I leader della regione chiesero a quel punto il riconoscimento dell ‘osseto’ (una lingua iranica parlata peraltro da una minoranza) come idioma ufficiale. Il 28 novembre 1991 con l’appoggio della Russia l’Ossezia del Sud si autoproclama con un referendum popolare repubblica indipendente ma non viene riconosciuta ne’ dalla Georgia ne’ dalla comunita’ internazionale. Le tensioni tra Tbilisi e Tshkinvali (capoluogo dell’Ossezia del Sud) sfociano in una guerra civile sanguinosa che causa un migliaio di morti e almeno centomila profughi osseti. La guerra vede l’intervento della Russia a sostegno della causa indipendentista degli osseti. Solo nel 1992 si arriva al cessate il fuoco ma di fatto gli scontri a fuoco vanno avanti per anni malgrado l’invio di una forza di interposizione e di peacekeeping formata da russi, georgiani e osseti che opera sul confine per mantenere lo status quo. Nell’agosto del 2004 la “guerra fredda” tra i due paesi viene interrotta da nuovi scontri a fuoco con molte vittime. Nel novembre 2006 un secondo referendum conferma la scelta indipendentista osseta con un risultato plebiscitario ancora una volta riconosciuto come valido dalla sola Russia. Di recente la regione ribelle ha rifiutato la concessione di una larga autonomia proposta dal presidente georgiano Mikheil Saakashvili e lo scorso aprile Mosca ha annunciato di aver di aver intensificato le relazioni con i separatisti osseti. Tbilisi teme che la Mosca voglia annettere l’Ossezia del Sud.

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