Raffaele Diana nell’elenco dei 30 latitanti più ricercati

di Redazione

Raffaele DianaCASAL DI PRINCIPE. Dopo l’arresto di Patrizio Bosti, padrino dell’Alleanza di Secondigliano, la “new entry” nell’elenco dei trenta latitanti più ricercati d’Italia è rappresentata da Raffaele Diana.

Ad un esponente di peso della camorra napoletana, quindi, si sostituisce un esponente della camorra casertana, già rappresentata nella famigerata lista, d’altronde, da Michele Zagaria e Antonio Iovine. Col Diana salgono a tre gli esponenti del clan dei “Casalesi” attualmente selezionati dal gruppo integrato interforze per il programma speciale di ricerca. Del resto, assai risalente e di rilievo è la partecipazione di Diana al sodalizio criminale dell’agro aversano.

Egli inizia il suo percorso di affiliazione più di venti anni or sono, al seguito dell’allora indiscusso capo dell’organizzazione Antonio Bardellino. Schieratosi poi con Mario Iovine, braccio destro di Bardellino, Diana partecipa alla defenestrazione dello stesso Bardellino e del nipote di questi, Paride Salzillo, della cui uccisione, avvenuta nel 1988, sarà poi accusato e condannato in concorso con altri nell’ambito del processo Spartacus. Proprio il processo Spartacus accerterà, sia in primo che in secondo grado, la partecipazione di Diana anche al quadruplice omicidio Pagano-Mennillo-Orsi-Gagliardi, avvenuto il 22 aprile del 1989 a Casal di Principe, nel quadro di un regolamento di conti con dei “Cutoliani” da poco ritornati nel paese di provenienza. Arrestato nel famoso blitz di Santa Lucia, del 13 dicembre 1990, assieme ad altri camorristi di rango apicale (quali Francesco Schiavone detto “Sandokan”, Francesco Bidognetti detto “Cicciotto e’ mezzanotte”, Francesco Schiavone detto “Cicciariello”, e Giuseppe Russo), Raffaele Diana, dopo essere stato di lì a poco scarcerato, ritornerà ad operare nell’organizzazione e dopo un nuovo breve periodo di detenzione, approfittando di un soggiorno obbligato nel modenese, metterà in piedi in Emilia un fenomenale giro di estorsioni. Arrestato proprio nel modenese nel quadro di un’operazione denominata Zues, a fronte di una condanna in primo grado a sette anni e mezzo di reclusione godrà, dopo tre anni e mezzo di detenzione, nel 2004, di un permesso premio, a seguito del quale si darà alla latitanza, che dura tuttora.

Gli ultimi anni trascorsi alla macchia sembrano aver consentito a Diana il radicamento delle sue relazioni criminose nell’Agro, anche se avvenimenti, come il ferimento di un imprenditore avvenuto più di un anno fa a Modena, che ha portato prima all’arresto di quattro persone e poi a quello di otto, fra cui parenti prossimi del boss, attestano la perdurante influenza in Emilia.

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