Fondi Por andati persi, protestano le mamme dell’Ambito C3

di Antonio Arduino

 AVERSA. Protestano le mamme di Aversa. Si sentono penalizzate dalle scelte fatte dal nuovo coordinamento dell’Ambito Socio Sanitario C3 a cui fa riferimento il distretto di Aversa.

Sarebbero andati persicirca 200 mila euro destinati dai Piani Operativi Regionali (Por) ad Aversa e agli altri otto comuni dell’Ambito. I fondi dovevano essere utilizzati per dare sostegno domiciliare alle donne che, lavorando o costrette fuori casa per buona parte della giornata, hanno a carico familiari anziani fragili o minori e ad adulti portatori di handicap.

“La ragione della perdita di gran parte del finanziamento – spiega una portavoce del gruppo organizzatosi nell’associazione Alma Onlus – è chiaramente individuabile nella inosservanza dei tempi e nell’assenza totale dei rappresentanti dell’Ambito C3 alle riunioni tenute per la presentazione e la discussione dei progetti presso l’assessorato regionale alle pari opportunità”. Proprio l’assenza di rappresentanti anche all’ultima riunione operativa di giugno avrebbe, infatti, imposto all’Assessore l’obbligo di ridurre a soli 20mila euro il finanziamento destinato al C3.

“Questo perché la somma finanziata doveva essere spesa entro settembre di conseguenza – spiega l’esponente del gruppo – stante l’assenza di nostri rappresentanti l’Assessore, per non penalizzare completamente mamme e portatori di handicap destinatari del finanziamento, non poteva fare altro che erogare una somma proporzionata ai mesi rimanenti e quindi 20mila euro”. Pochi davvero per dare sostegno a decine di cittadini, da qui la protesta delle mamme, ufficializzata in un comunicato.

“La componente femminile residente nell’ambito C3 – scrivono le donne aderenti alla Onlus – è fortemente offesa e colpita da questa ulteriore penalizzazione”. La gestione sicuramente ritardataria dell’Ambitoha impedito – sostengono – che venisse espletato anche il bando di evidenza pubblica per la nomina dei tecnici dell’ufficio di piano collegato al Por Campania”. “Inoltre – aggiungono – qualsivoglia richiesta di chiarimento avanzata viene spesso frustrata da reazioni isteriche e mortificanti”.

“Le donne dell’Ambito – concludono – sono stufe di questa gestione distortae pseudo intellettualoide. Vogliono risposte ai bisogni del territorio e servizi qualificati, trasparenza negli intenti e nelle procedure, rendiconto dei risultati e soprattutto essere rese partecipi dei processi decisionali e gestionali. Non servono le pseudoconvenzioni ad hoc che anziché ampliare riducono i margini di concertazione e le cooperative agganciate a questo o a quell’assessore. Un po’ di pulizia e di trasparenza giovano a tutti, anche alla tasca”.

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