«Casal di Principe, il Comune parte civile»

di Redazione

MunicipioCASAL DI PRINCIPE. Vero, tutto vero. La diffidenza c’è, Casal di Principe fa paura anche se è solo un nome su una carta d’identità: in provincia di Caserta, in Campania, nel resto d’Italia.

Padre PioTutta colpa dei quasi settecento morti in vent’anni, dei quasi mille e cinquecento indagati per associazione camorristica, dei sequestri che hanno toccato patrimoni di centinaia di milioni di euro e anche piccolissime proprietà – magari una semplice autovettura di seconda mano – appartenuta a un boss o a un fiancheggiatore.Forza del sangue e dei numeri: per ogni indagato bisogna calcolare almeno una decina di familiari toccati dalle inchieste antimafia, e si arriva a un quarto della popolazione di Casal di Principe, San Cipriano, Casapesenna, Villa Literno. Una percentuale altissima, che fa di quel quadrilatero una delle aree a maggior tasso di criminalità d’Europa. E l’immagine dei casalesi onesti? Compromessa, senza dubbio. E da tutelare in tribunale, cominciando a costituirsi parte civile nei processi di criminalità organizzata. Stra finora mai seguita. La proposta arriva da Renato Natale, medico, sindaco a Casal di Principe dopo il primo scioglimento per camorra – fu eletto nel 1993, restò in carica solo un anno – leader di Sinistra 2000, presidente dell’associazione «Jerry Masslo». «Sono stato testimone diretto – racconta – dell’incredibile e macroscopica vicenda capitata a una giovane coppia di sposi di Casale in quel di Capri. Solo perché casalesi, la polizia li ha convocati presso il commissariato per registrarne le generalità , dopo una visita improvvisa nella loro camera d’albergo. Capisco, quindi, il disagio denunciato dai ragazzi nella lettera scritta a Roberto Saviano. Ma a questi ragazzi vorrei anche dire di fare molta attenzione quando debbono individuare l’origine e la causa di questa immagine negativa. La causa vera della cattiva immagine di Casale e dei paesi vicini è indicata in una recente pubblicazione di Agrorinasce: dal 1984 al 2004 in provincia di Caserta sono state uccise dalla camorra ben 623 persone, di cui 54 sul territorio di Casal di Principe, e 74 interessanti cittadini di Casal di Principe. Sono numeri da guerra civile. E dunque, quando a terra giace un morto ammazzato, di cosa volete che parlino i giornali? E allora, chi ha danneggiato la nostra immagine? Di chi la colpa se i nostri giovani non trovano lavoro perché marchiati di infamia? La colpa è di chi queste cose le racconta o di chi queste cose le fa?». La strada da seguire, per Renato Natale, è una sola ed è chiarissima: prendere formalmente le distanze dai clan, separare pubblicamente, in tribunale, la sorte dei casalesi onesti da quella dei camorristi. E spiega: «Il sindaco Cipriano Cristiano ha detto di voler dare incarico a un avvocato per difendere l’immagine della città dagli attacchi indiscriminata di certa stampa. Mi sono detto subito d’accordo, ma ho anche proposto che in più il Comune si costituisca parte civile in tutti i processi contro i camorristi, per il grave danno che essi, con le loro azioni, hanno determinato all’immagine della città, senza dimenticare i danni economici che alla nostra economia ne derivano, e soprattutto il danno alla nostra salute, minata nel profondo dai rifiuti tossici sversati nelle nostre terre».

Il Mattino (ROSARIA CAPACCHIONE)

«È un giovane come noi Roberto Saviano ci aiuti»

Roberto Saviano«Il clamore non ci interessa. Non ci interessa essere presi sotto l’ala protettrice della pubblica opinione e per la verità non lo siamo mai stati. Quel che vogliamo è solo poter vivere la nostra vita con il portato di riservatezza e di orgoglio personale che questo richiede. Basta con il chiasso delle voci che si rincorrono e che ci studiano in fondo, anche noi meritiamo qualche opportunità per dimostrare chi siamo». È questa la richiesta dei giovani di Casal di Principe che ora più che mai hanno deciso di mettersi in gioco. Nascosti fino a ieri dietro i muri per guardare da lontano la realtà di un intero territorio logorato dalla camorra, oggi hanno sicuri di metterci la faccia, di far sapere il loro nome, di fare gruppo contro chi discrimina e soprattutto contro quella maledetta camorra dalle mille vesti. Hanno lanciato un allarme ma ora vogliono organizzarsi con assemblee di piazza. «La prima – dice Ludovico Coronella – la vorremmo fare con Roberto Saviano. Vogliamo incontrarlo da giovani a giovane e raccontare a lui quel che ogni giorno siamo costretti a sopportare: dagli amici, che rifiutano l’invito a casa per un caffè perché hanno paura di venire a Casal di Principe, alla gente comune che prima di conoscerti ci pensa su due volte». «Cerchiamo – insiste Coronella – solo una via d’uscita e Roberto, che è uno di noi, può forse indicarci la via più giusta per farci considerare per quel che siamo: dei ragazzi che vorrebbero far fruttare i propri sacrifici di studio e di impegno, senza essere costretti a cancellare sul documento d’identità il comune di residenza». Una scelta che sono in molti a fare e a volte solo per poter avere un conto corrente bancario. «Tra i tanti – afferma il sindaco Cipriano Cristiano – un caso emblematico è accaduto ad un trentaciquenne di Casal di Principe, che lavora come interprete linguistico per una società tedesca. Per esigenze professionali aveva chiesto l’apertura di un conto personale presso una banca di Vicenza. Un’istanza che gli è stata rigettata senza apparenti giustificazioni. Quando però ha preferito cambiare la residenza, scrivendo sul documento San Cipriano d’Aversa piuttosto che Casal di Principe, le cose sono immediatamente cambiate. E sebbene ci fossero le identiche garanzie di prima, nella medesima banca e con lo stesso direttore il conto è stato aperto». Era forse bastato che il cliente non fosse casalese? Nel dossier che il sindaco e i giovani stanno preparando i casi documentati sono già una decina. «Ma le segnalazioni – assicura Luca Coronella, un altro firmatario della lettera che fu indirizzata a Saviano – non ci mancano ed è per condurre un’analisi attenta, senza fermarci solo alle nostre esperienze che abbiamo deciso di attivare un info point». Un supporto telematico che affiancherà anche la commissione di garanti promossa dai ragazzi e sostenuta dall’amministrazione comunale. L’obiettivo è vigilare ma anche evitare che la diffidenza, diventata in alcuni frangenti vera e propria discriminazione, non sia un ulteriore ragione per convincere i giovani di essere senza via di scampo. La società delle belle parole, la politica dei buoni propositi, le associazioni delle tante intenzioni e la chiesa delle omelie di riscatto. Tutti chi più e chi meno, hanno ora il dovere di restituire un popolo intero alla sua

Il Mattino (TINA CIOFFO)

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