Cecere racconta le “brutture” aversane

di Antonio Arduino

Lavori di ristrutturazione al complesso dell'AnnunziataAVERSA. “Buone cose ma di pessimo gusto”, così l’architetto Aldo Cecere definisce le ristrutturazioni avviate nella città.

Due le opere, in particolare, sotto lo sguardo critico dell’ex ispettore ministeriale ai beni artistici e culturali della provincia di Caserta e Napoli. L’intervento effettuato nell’area di accesso al parco pubblico ‘Salvino Pozzi’ e quello ancora in atto sulla facciata dell’ala sud del complesso dell’Annunziata ospitante la facoltà d’Ingegneria.

“Per chi non se ne fosse accorto – scrive in una nota trasmessa alla stampa – l’intervento sul piazzale antistante il parco pubblico cittadino (a noi aversani piace individuarlo così; oltretutto non è un regalo fatto da chicchessia a nessuno; appartiene a tutti noi), fornita di una gigantesca scritta metallica, non invita ad una pausa di relax quale il verde dell’ambiente suggerisce, ma all’ingresso di un grande supermercato, tanto è la discordanza formale del tutto inadatta del disegno. Inoltre – aggiunge – non bisogna dimenticare la scellerata idea di allargare le strade confinanti il parco, cosa che ha provocato l’inevitabile abbattimento di alcuni pini secolari, una volta citati come magnifici esempi della pineta del parco cittadino . Ci si chiede – prosegue l’architetto – se nell’intellighènzia nostrana ci sia ancora qualche buon cultore (anche professionista del caso), esteta, che abbia valutato coscienziosamente l’impatto che avrebbe causato tale bruttura”.

Bruttura che per Cecere non sarebbe l’unica: “A suo tempo – continua l’esperto – già feci presente la inadeguata e brutta scelta dei nuovi colori del seicentesco palazzo dell’Annunziata (utilizzati nella ristrutturazione dell’ala nord, ndr), già Ospedale Civile . Ebbene, – osserva Cecere – nonostante tali richiami al buon gusto, allo scempio (già fatto) se n’è aggiunto un altro: il plesso confinante del lato sud, alla sobria patina del colore precedente, è stato inserito un’incoerente ed inadeguata tinteggiatura che non tiene minimamente conto della struttura per la quale i colori dovevano essere associati. Chi ha scelto i colori – commenta l’ex ispettore – ha dimostrato di non avere alcuna preparazione sul significato “impatto ambientale” che questi inevitabilmente determinano. Il finto bugnato, che a rigore deve essere grigio, è stato sostituito con un giallo simile a escrementi di un dissenterico”.

Uno ‘sconcio’ artistico-architettonico inammissibile per Cecere che, dopo aver puntato il dito su “chi accetta passivamente, con inerzia, tali deturpazioni ”, domanda “A chi (compete) la sorveglianza per una scelta così semplice, direi intuitiva per l’addetto, ma allo stesso tempo così importante?”.

Probabilmente a nessuno, se è vero come sostiene l’ex ispettore, che l’ultimo, a questo punto il penultimo, “scempio”da lui denunciato, relativo alla rimozione dell’intonaco di Porta San Giovanni (l’unica delle porte della cinta muraria circondate Aversa ancora esistente) che avrebbe eliminato l’involucro protettivo della struttura, rendendola più precaria e mettendo in evidenza conci di tufo non perfettamente aderenti tra loro, sarebbe stato deciso dalla Soprintendenza di Caserta. Un dato che meriterebbe verifica da parte dell’assessore alla cultura.

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